L'Adult Attachment Interview (AAI) è un'intervista semi-strutturata sviluppata dalla psicologa Mary Main e colleghi (1985; 2002), sulla base del quadro teorico della teoria dell'attaccamento di John Bowlby.
Viene
utilizzata per valutare lo stile di attaccamento di un adulto e le sue prime
esperienze con le figure di attaccamento, in genere i suoi genitori o i
caregiver.
L'AAI
si basa sulla teoria dell'attaccamento, che suggerisce che le prime esperienze
con i caregiver modellano le aspettative, le convinzioni e i comportamenti di
un individuo nelle relazioni per tutta la durata della vita. L'intervista,
della durata di circa un’ora, mira a comprendere lo stile di attaccamento di un
individuo esplorando i suoi ricordi, sentimenti e riflessioni sulle sue
esperienze di attaccamento infantile.
Durante
l'AAI, l'intervistatore pone 20 domande a risposta aperta sulla relazione
dell'individuo con i propri genitori o tutori, così come i ricordi di eventi o
aspetti specifici della prima infanzia. L'intervistato è incoraggiato a
elaborare le proprie esperienze, pensieri ed emozioni relative
all'attaccamento. Vengono richiesti 5 aggettivi per descrivere la qualità della
relazione con ognuno dei due genitori, supportandoli con ricordi ed esperienze
che hanno condotto alla scelta di quel determinato aggettivo. Inoltre si
approfondiscono le esperienze di separazione con le figure di accudimento,
insieme ai lutti e ad eventulali traumi subiti. Vengono coinvolte anche le
figure dei nonni. Infine l’intervista si pone come obiettivo anche il rapporto
con i propri figli e, se non dovessero esserci, come ci si immaginerebbe tale
tipo di relazione. L'intervistatore può anche porre domande di follow-up per acquisire
una comprensione più profonda dei modelli di lavoro interni legati
all'attaccamento dell'intervistato.
L'AAI
viene tipicamente trascritta e successivamente codificata utilizzando una serie
di linee guida sviluppate da Mary Main e dai suoi colleghi (Main, Kaplan,
Cassidy, 1985). Il processo di codifica aiuta a classificare lo stile di
attaccamento dell'intervistato in una di queste categorie: Sicuro, Distanziante,
Preoccupato, Irrisolto, Non classificabile. Queste categorie riflettono diversi
modi in cui gli individui sono arrivati a comprendere e affrontare le relazioni
di attaccamento in base alle loro prime esperienze.
L'AAI
è stato ampiamente utilizzato nella ricerca per indagare la relazione tra le
prime esperienze di attaccamento e gli esiti successivi nell'età adulta, come
la salute mentale, le relazioni interpersonali e gli stili genitoriali. Può
fornire preziose informazioni sui modelli di attaccamento di un individuo,
sulla sua capacità di intimità e regolazione emotiva e sul suo benessere
generale.
L'AAI
viene valutato in base alle risposte dell'individuo, con particolare attenzione
alla coerenza e alla qualità della loro narrazione. L'intervista è progettata
per valutare la classificazione dell'attaccamento dell'individuo, che può
rientrare nelle seguenti categorie principali:
1. Sicuro
(F - free): Questa categoria
rappresenta un atteggiamento equilibrato verso l'attaccamento. L'individuo è in
grado di riflettere in modo coerente sulle proprie esperienze di attaccamento
passate, riconoscendo sia gli aspetti positivi che quelli negativi. Sono in
grado di descrivere in modo coerente le proprie emozioni e relazioni.
2. Distanziante
(Ds - dismissing): Le persone
assegnate a questa categoria tendono a minimizzare l'importanza delle relazioni
di attaccamento o a svalutarle. Possono mostrare una mancanza di memoria
dettagliata delle proprie esperienze di attaccamento o possono esprimere
pensieri e sentimenti negativi in modo generalizzato.
3. Preoccupato
(E – entangled): Questa categoria
indica un atteggiamento iperattento e preoccupato verso l'attaccamento. Le
persone che rientrano in questa categoria possono essere dominate dai loro
ricordi e sentimenti di attaccamento, mostrando una scarsa capacità di
riflettere in modo coerente sulle proprie esperienze. Possono esprimere
confusione o angoscia riguardo alle relazioni attuali.
4. Irrisolto
(U - unresolved): Questa categoria è
stata aggiunta in seguito alle ricerche di Main e Hesse. Rappresenta
l'incapacità di un individuo di integrare in modo coerente e risolvere eventi
traumatici o dolorosi del passato legati all'attaccamento. Le persone che
rientrano in questa categoria possono mostrare risposte disorganizzate o
incoerenti durante l'intervista.
5. Non
Classificabile (CC – cannot classify):
Questa categoria mostra la copresenza di stati mentali relativi
all’attaccamento multipli e e incompatibili fra loro, come ad esempio, il
distanziante e l’irrisolto. Le esperienze riportate sono spesso confuse da non
permettere una elaborazione nell’organizzazione del pensiero e a livello
narrativo
Queste
categorie sono utilizzate per valutare le risposte dell'individuo durante l'AAI
e per fornire un'indicazione generale dello stile di attaccamento. È importante
notare che l'assegnazione a una determinata categoria non rappresenta una
valutazione definitiva dell'attaccamento di un individuo, ma offre una guida
per comprendere le rappresentazioni mentali.
L'AAI
è generalmente somministrata e interpretata da professionisti qualificati in
psicologia o campi correlati.
È
importante notare che l'AAI viene utilizzato principalmente in contesti di
ricerca e clinici e richiede una formazione specializzata per la
somministrazione e l’interpretazione accurata.
Fornisce
preziose informazioni sui modelli di attaccamento di un individuo e può aiutare
a informare interventi terapeutici o studi di ricerca incentrati sulla teoria
dell'attaccamento.
A
livello terapeutico l’AAI consente di raccogliere informazioni sul contesto
evolutivo e su tutti quei processi di accudimento che hanno distinto una
persona lungo tutto il suo sviluppo. Le narrazioni relative all’Intervista consentono
di comprendere quelli che Bowlby (1973) chiamava Modelli Operativi Interni,
ossia quegli schemi cognitivi-affettivi che indirizzano la persona allo
sviluppo delle relazioni, permettendo di far emergere il mondo interno del
paziente e le sue rappresentazioni mentali.
Pertanto
il paziente, sia che si tratti di diagnosi sia di terapia, attraverso l’AAI ha
modo di utilizzare l’ascolto da parte del clinico per parlare dei suoi problemi
attuali collegandoli alle esperienze infantili, mediante uno
scambio/condivisione che può condurre ad una situazione di benessere. Una parte
importante viene acquisita dal monitoraggio metacognitivo, in quanto, al di là
dei processi interni affettivi ci si può riferire anche ai processi di pensiero
e della memoria al fine di valutare possibili contraddizioni logiche, anche
attraverso una possibile fallibilità della memoria. L’AAI permette, pertanto,
una ricostruzione della storia del paziente, facendo riemergere dati che erano
stati esclusi dalla propria autoconsapevolezza (Di Carlo e Al., 2011).