a. Cosa può fare la famiglia?
La famiglia
che si avvede per prima delle difficoltà del proprio figlio o della propria
figlia, ne informa la scuola, sollecitandola ad un periodo di osservazione.
Essa è altrimenti, in ogni caso, informata dalla scuola delle persistenti
difficoltà del proprio figlio o figlia.
La famiglia:
ü provvede, di propria iniziativa o
su segnalazione del pediatra o della scuola - a far valutare l’alunno
ü condivide le linee elaborate
nella documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati
ed è chiamata a formalizzare con la scuola un patto educativo/formativo che
preveda l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di Classe - nel
rispetto della privacy e della riservatezza del caso - ad applicare ogni
strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee tenuto
conto delle risorse disponibili;
ü sostiene la motivazione e
l’impegno dell’alunno o studente nel lavoro scolastico e domestico;
ü verifica regolarmente lo
svolgimento dei compiti assegnati;
ü verifica che vengano portati a
scuola i materiali richiesti;
ü incoraggia l’acquisizione di un
sempre maggiore grado di autonomia nella gestione dei tempi di studio,
dell’impegno scolastico e delle relazioni con i docenti;
ü considera non soltanto il
significato valutativo, ma anche formativo delle singole discipline.
Sulla scorta
di tali necessità, le istituzioni scolastiche provvederanno a predisporre
incontri con le famiglie coinvolte a cadenza mensile o bimestrale, a seconda
delle opportunità e delle singole situazioni in esame, affinché l'operato dei docenti
risulti conosciuto, condiviso e, ove necessario, coordinato con l'azione
educativa della famiglia stessa (Dalle linee guida – 12 luglio 2011 - della
legge italiana sulla dislessia n.170 del 8 ottobre 2010).
b. Cosa possono fare gli insegnanti?
La eventuale
presenza all’interno dell’Istituto scolastico di un docente esperto, con
compiti di referente, non deve sollevare il Collegio dei docenti ed i Consigli
di classe interessati dall’impegno educativo di condividere le scelte.
Risulta,
infatti, indispensabile che sia l’intera comunità educante a possedere gli
strumenti di conoscenza e competenza, affinché tutti siano corresponsabili del
progetto formativo elaborato e realizzato per gli alunni con DSA.
In
particolare, ogni docente, per sé e collegialmente:
ü durante le prime fasi degli
apprendimenti scolastici cura con attenzione l’acquisizione dei prerequisiti
fondamentali e la stabilizzazione delle prime abilità relative alla scrittura,
alla lettura e al calcolo, ponendo contestualmente attenzione ai segnali di
rischio in un’ottica di prevenzione ed ai fini di una segnalazione;
ü mette in atto strategie di
recupero;
ü segnala alla famiglia la
persistenza delle difficoltà nonostante gli interventi di recupero posti in
essere;
ü prende visione della certificazione
diagnostica rilasciata dagli organismi preposti;
ü procede, in collaborazione con i
colleghi della classe, alla documentazione dei percorsi didattici
individualizzati e personalizzati previsti;
ü attua strategie educativo -
didattiche di potenziamento e di aiuto compensativo;
ü adotta misure dispensative;
ü attua modalità di verifica e
valutazione adeguate e coerenti;
ü realizza incontri di continuità
con i colleghi del precedente e successivo ordine o grado di scuola al fine di
condividere i percorsi educativi e didattici effettuati dagli alunni, in particolare
quelli con DSA, e per non disperdere il lavoro svolto (Dalle linee guida – 12
luglio 2011 - della legge italiana sulla dislessia n.170 del 8 ottobre 2010).
c. Perché deve essere organizzata una formazione strutturata degli insegnanti?
La
formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici è un elemento
fondamentale per il raggiungimento delle finalità di prevenzione della dislessia
a scuola.
Un principio
generale è che la competenza sui DSA dovrà permeare il corpo docente di ogni classe,
in modo che la gestione e la programmazione di passi significativi (per es. il
PDP) non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma scaturisca da una partecipazione
integrale del consiglio di classe (Dalle linee guida – 12 luglio 2011 - della
legge italiana sulla dislessia n.170 del 8 ottobre 2010).
Come richiederlo ufficialmente a scuola?
Attraverso il nostro modulo allegato:
Cosa
significa l’acronimo P.D.P.?
Secondo
l’ASSOCIAZIONE
|
ITALIANA DISLESSIA
|
PIANO:
|
è “studio
mirante a predisporre un'azione in tutti i suoi sviluppi”: un programma,
un progetto, una strategia.
|
DIDATTICO:
|
lo scopo
della didattica è il miglioramento:
ü dell'efficacia
e soprattutto dell'efficienza dell'apprendimento dell’allievo, che comporta,
quindi, una diminuzione dei tempi di studio e del dispendio di energie;
ü dell‘
efficacia e dell'efficienza dell'insegnamento del docente.
|
PERSONALIZZATO
|
indica la diversificazione delle metodologie, dei
tempi, degli strumenti nella progettazione del lavoro della
classe (C.M. n 4099 del 05/10/2004 e n.4674 del 10/05/2007 per studenti
dislessici-art. 10 DPR 122 giugno 2009. Circ. MIUR 28.5.2009)
|
Che
funzione ha il PDP dell’alunno DSA nel Progetto Didattico di classe?
1.
Creare un
percorso tagliato su misura per l’alunno con
DSA.
2.
Monitorare il suo
andamento.
3.
Attivare un
lavoro collegiale e condiviso.
4.
Facilitare il
passaggio di informazioni.
5.
Descrivere il
funzionamento delle abilità strumentali
6.
Individuare le
caratteristiche del processo di apprendimento
7.
Riflettere sulle strategie
per lo studio e sugli strumenti utilizzati
8.
Individuare “eventuali”
modifiche all’interno degli obiettivi disciplinari per il conseguimento delle
competenze fondamentali
9.
sostenere le strategie
metodologiche e sviluppare le didattiche adottate
10.
Individuare gli strumenti
compensativi
11.
adottare criteri
e modalità di verifica e valutazione
12.
Focalizzare
l’attenzione sull’assegnazione dei compiti a
casa
13. Costruire e
sviluppare relazioni di collaborazione scuola/famiglia
Chi
redige il P.D.P.?
La
stesura avviene collegialmente da parte dei docenti della classe in cui è
inserito l’alunno con
diagnosi
DSA dopo un periodo di osservazione.
Partecipano
alla compilazione:
ü Il team dei
docenti o il consiglio di classe
ü La famiglia
ü Il referente
dislessia
La
stesura del PDP è di competenza dei docenti e quindi la partecipazione del
clinico non è vincolante e neppure la sua sottoscrizione.
Chi
firma il P.D.P.?
ü Dirigente
Scolastico;
ü Docenti;
ü Genitori
ü Referente DSA
I
genitori possono suggerire anche delle modifiche; Infatti è essenziale una
elaborazione condivisa.
Quali
sono i tempi per redigere il P.D.P.?
La
sua redazione avviene:
ü all’inizio di
ogni anno scolastico entro i primi tre mesi per gli studenti già segnalati
ü su richiesta
della famiglia in possesso di segnalazione specialistica.
Qual
è l’iter completo per giungere alla compilazione del PDP?
ü acquisizione della segnalazione specialistica;
ü incontro di presentazione tra: il coordinatore della
classe, la famiglia dello studente, il Dirigente Scolastico e/o il referente
DSA per la raccolta delle informazioni(verbalizzazione da parte del
coordinatore);
ü accordo tra i docenti per la sua predisposizione e per
la distribuzione della modulistica da compilare (ad es. nel C.d.C. di Ottobre)
ü stesura finale e sottoscrizione del documento (docenti
e genitori dello studente) (nel successivo C.d.C. di Novembre).
ü Il PDP deve essere verificato due o più volte l’anno a
cura del team dei docenti o del Consiglio di Classe (per es. in sede di
scrutini).
Quante
copie del P.D.P. devono essere redatte?
Tre,
delle quali una copia viene consegnata alla famiglia.
Chi
consegna il P.D.P. alla famiglia?
Il
coordinatore di classe da solo o insieme ad un altro collega.
Che
durata ha un PDP?
Dura
un anno scolastico.
Come richiederlo ufficialmente a scuola?
Attraverso il nostro modulo allegato:
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