Il
metodo integrato:
Gli
strumenti necessari per impostare
una positiva relazione tra insegnante e allievo
1. L’importanza di una comunicazione efficace
Spesso l’insegnante si trova di fronte
adolescenti che non hanno voglia di applicarsi negli studi, perché troppo
distratti o troppo svogliati, oppure ad adolescenti che si isolano e non
partecipano in modo costruttivo a discussioni ed attività. È evidente che
questi ragazzi così facendo manifestano un disagio che deve essere ascoltato e
risolto.
Rispetto a questa situazione
problematica, Gordon suggerisce l’utilizzo della tecnica dell’ascolto attivo.
È importante e difficile fornire
all’altro l’ascolto. Nella nostra quotidianità e davanti ad un problema portato
da una persona che chiede l’aiuto, viene spontaneo “parlargli” piuttosto che
“ascoltarlo”. Questo modo di agire non fa altro che mettere in evidenza gli
errori e le mancanze, arrivando ad ottenere come risultato la chiusura
dell’individuo che cerca aiuto, oltre che un forte senso di incomprensione.
In effetti, così facendo, si usa il
linguaggio dell’inacettazione, in quanto si comunica all’adolescente che sta
sbagliando, che è un incapace, che in lui c’è qualcosa che non va e tutto
questo peggiora il rapporto comunicativo con l’altro.
Questi errori sono chiamati da Gordon
“ostacoli alla comunicazione”. Egli ne evidenzia alcuni:
·
Ordinare:
in
questo modo i sentimenti, nonché i bisogni dell’alunno non vengono presi in
considerazione. Ne risulta che egli si sentirà incompreso.
·
Avvertire
e minacciare: l’adolescente avvertendo l’ostilità
dell’insegnante è portato a difendersi oppure a sottomettersi.
·
Esortare:
in
questo modo l’adulto invita l’adolescente a seguire determinati obblighi.
·
Consigliare
e suggerire soluzioni: questo modo di agire da parte
dell’insegnante, comunica all’adolescente che egli non ha alcuna fiducia nelle
capacità del giovane di risolvere da solo i problemi. Ciò porta l’alunno ad
essere continuamente dipendente.
·
Giudicare,
criticare, biasimare: le critiche negative danneggiano
molto l’immagine personale che l’adolescente si sta costruendo, tutto questo
distrugge lentamente la sicurezza e la fiducia in sé.
·
Complimentare
ed approvare: i complimenti immeritati, al pari delle
critiche, possono ferire l’adolescente che li sente non corrispondenti
all’immagine di sé.
·
Umiliare
e ridicolizzare: l’alunno si sentirà offeso a seguito
della mancanza di sensibilità dell’insegnante.
Si evidenzia come l’accettazione
incondizionata è l’unico mezzo necessario per aiutare una persona in
difficoltà. La persona che si sente accettata, per ciò che si è, si sentirà
libera di cambiare, di poter realizzare le proprie aspirazioni, riuscire a
risolvere i propri conflitti.
Gordon ritiene che l’accettazione non è
qualcosa di passivo ma piuttosto una forza interiore attiva, occorre apprendere
le tecniche necessarie per “saper ascoltare” in modo efficace.
L’insegnate che userà il metodo
dell’ascolto attivo aiuterà l’allievo ad esplorare i suoi sentimenti, i suoi
bisogni ed i suoi desideri.
2. Le tecniche operative di Thomas Gordon
Thomas Gordon ha proposto una serie di
metodologie necessarie per impostare una positiva ed efficace relazione tra
insegnante ed allievo. Gordon mette in luce l’importanza che rivestono, in ogni
rapporto umano, l’accettazione, il rispetto, l’autenticità e la corretta
comunicazione. Tutto questo risulta essere tanto più vero nel rapporto tra
adulti e adolescenti. Egli inoltre sottolinea il fatto che gli insegnanti il
più delle volte non riescono ad aiutare gli allievi in difficoltà, in quanto si
rapportano con essi in modo sbagliato e questo ne blocca la creatività e la
fiducia in se stessi. Questi atteggiamenti finiscono per favorire la dipendenza
piuttosto che l’autonomia e con il controllare ogni azione piuttosto che
sollecitare l’iniziativa individuale. Tutto questo dipende dal fatto che gli
insegnanti non sono preparati a comunicare efficacemente e a trovare una
soluzione agli inevitabili conflitti senza che si vengano a creare tra le due
parti vincitori e vinti. Questa cattiva gestione della comunicazione induce a
vivere una condizione di frustrazione sia per l’insegnante sia per l’allievo.
Spesso l’insegnante si sente frustrato,
perché pur essendo competente ed amante della sua professione, non trova
riscontro nel rendimento della classe a causa della bassa motivazione, della
mancanza di concentrazione e del disinteresse mostrato dagli allievi.
Il lavoro dell’insegnante, estremamente
creativo, piacevole e gratificante, finisce per essere considerato una continua
fatica. Gli insegnanti, ad un certo punto della loro carriera, attribuiscono il
senso del loro disagio percepito a varie cause: lo stress insito nella
professione, l’irrequietezza dei ragazzi che sembra aumentare di generazione in
generazione e l’inadeguato trattamento economico. In realtà il vero motivo del
disagio è un altro, ovvero la tensione costante per riuscire a mantenere la
disciplina ed il dover adeguarsi ad un ruolo difficile da sostenere.
Gordon mette in evidenza come il primo
problema viene risolto con atteggiamenti autoritari o permissivi, due metodi
errati ed inadeguati che conducono ad un rapporto di forza che si conclude
inevitabilmente con un vincitore ed un vinto.
Per quando riguarda il secondo aspetto,
Gordon sottolinea come l’insegnante ha paura di mostrarsi per ciò che è, in
altre parole una persona che possiede pregi, difetti, limiti e sentimenti.
L’insegnate nel rapporto con l’allievo si mostra quasi sempre come una persona
che sa tutto e che non sbaglia mai e quando prova ad essere se stesso teme che
gli allievi abbiano un rapporto troppo confidenziale.
L’allievo invece vive una condizione di
disagio perché considera il più delle volte la scuola come un luogo di
costrizione e di stress.
Ciò accade perché non si stabilisce un
buon rapporto tra docente e studente.
È importante rilevare che il rapporto
tra insegnante e allievo è più importante dei contenuti culturali, dei metodi
di insegnamento e della capacità di apprendimento.
Queste
problematiche emergono perché nessuno ha mai insegnato agli insegnanti come poter
impostare una valida relazione con gli allievi e a gestire le dinamiche interne
alla scolaresca.
Gordon alla luce di ciò, vuole cercare
di colmare queste mancanze proponendo delle metodologie che porteranno
l’insegnante ad iniziare un percorso di cambiamento di se stesso e della
relazione con gli allievi.
Le tecniche proposte da Gordon sono:
1.
L’ascolto attivo.
2.
Il messaggio-io.
3.
La risoluzione dei conflitti con il
metodo del problem solving.
Queste metodologie costituiscono un
valido aiuto sia per l’insegnante sia per l’allievo.
In questo modo, l’insegnante riuscirà ad
essere vero, avrà la possibilità di sentirsi un membro attivo del gruppo classe
e riuscirà a gestire correttamente la disciplina.
L’alunno, nello stesso tempo svilupperà
la gioia di imparare, aumenterà la sua autostima, diventerà più responsabile e
riuscirà a gestire da solo i suoi problemi.
Le metodologie elaborate da Gordon
possono essere utilizzate in tutti i livelli scolastici.
Il
loro utilizzo non intacca il normale svolgimento del programma scolastico
poiché non riguardano contenuti culturali, ma mirano a migliorare il rapporto
insegnante-allievo.
La tecnica dell’ascolto attivo mette in
evidenza il linguaggio accettazione ed è costituito da quattro fasi:
1.
Ascolto
passivo (silenzio). In questa fase l’alunno ha la
possibilità di esporre, senza essere interrotto, i suoi problemi.
2.
Messaggi
di accoglimento. Tali messaggi indicano all’allievo che
l’insegnante lo sta seguendo nel discorso e lo ascolta. I messaggi di accoglimento
possono essere verbali e non verbali.
3.
Inviti
calorosi. Questi inviti incoraggiano l’adolescente a parlare.
4.
Ascolto
attivo. Con l’ascolto attivo l’insegnante “riflette” il
messaggio espresso dall’alunno, senza emettere messaggi aggiuntivi. In questo
modo l’alunno si sentirà ascoltato, accettato e riuscirà in autonomia a trovare
la soluzione ai suoi problemi. Cosi facendo inizierà e svilupperà un processo
di cambiamento e di crescita sana.
Gordon ritiene che l’ascolto attivo sia
efficace perché lascia all’adolescente la piena gestione dei suoi problemi.
Utilizzando l’ascolto attivo, l’insegnante
avrà modo di sentirsi amato e stimato dagli studenti mentre per l’allievo sarà
un modo per acquisire sicurezza ed autonomia.
È importante sottolineare che l’ascolto
attivo deve essere messo in atto quando ci si trova davanti ad un individuo che
manifesta un problema. Nello specifico l’insegnante, esercitando l’ascolto
attivo, riuscirà a svolgere il ruolo di facilitatore, riuscirà a comprendere e
a partecipare alle emozioni dei suoi allievi, riuscirà a creare un clima di
rispetto e libertà.
2.2
Il messaggio - io
La tecnica del messaggio-io viene il più
delle volte definita “tecnica di confronto” in quanto l’insegnante, facendone
uso, ha la possibilità di mettere a confronto i suoi sentimenti e bisogni percepiti
con i comportamenti inaccettabili dell’allievo.
L’insegnante, in questo modo, andrà a
comunicare all’adolescente cosa il suo comportamento inappropriato gli ha
provocato; allo stesso tempo l’allievo riesce ad essere consapevole del suo
agire e delle reazioni che scaturiscono nell’altro.
L’adulto passando dalla condizione “tu
sei” al “io sento” e quindi comunicando con sincerità ciò che si prova
restituirà all’alunno il suo essere persona autentica. Ne consegue che l’alunno
non si sentirà mortificato ed aggredito, riuscirà a riflettere sulle
conseguenze delle sue azioni così da poter reagire consapevolmente in futuro.
Emettere il messaggio-io, vuol dire
esplicare sempre i propri sentimenti, quindi cambiare il proprio modo di
rapportarsi con gli altri prendendo coscienza responsabilmente dei propri
vissuti.
2.3
Il problem solving
La tecnica del problem solving viene
messa in atto quando, in presenza di un problema difficile da gestire, non si
intravede la possibilità di trovare una soluzione soddisfacente.
Il problem solving risulta essere molto
efficace per porre fine ad una controversia tra due o più persone.
La sua messa in atto presuppone il
soddisfacimento di sei tappe:
1.
Esposizione chiara dei punti problematici
del conflitto.
2.
Proposta delle diverse soluzioni.
3.
Considerazione degli aspetti positivi e
negativi di ogni soluzione proposta.
4.
Eliminazione delle soluzioni non idonee
e scelta delle situazioni più adatte per la risoluzione del problema.
5.
Organizzazione dei mezzi necessari per
l’attuazione della soluzione scelta.
6.
Verifica dei risultati ottenuti.
Quindi
il problem solving costituisce un valido strumento di mediazione del conflitto
che Gordon propone di apprendere.
2.4
Il metodo “senza perdenti”
Gordon
propone un ulteriore metodo da mettere in atto nel caso in cui i bisogni
dell’insegnante e dell’alunno non trovano un punto di incontro. Si tratta appunto
del “metodo senza perdenti” che consiste nella ricerca da parte di entrambi di
una soluzione soddisfacente.
Normalmente
in una disputa succede che, chi impone il suo punto di vista spesso con la
forza, sconfigge l’altro. In questo caso, il vincitore percepirà un sentimento
di soddisfazione, al contrario, il perdente percepirà un sentimento di
frustrazione e sconforto che andrà a trasformarsi in desiderio di rivalsa.
Queste dinamiche, quasi sempre presenti nella nostra quotidianità, azionano una
serie di reazioni conflittuali ed oppositive a catena. Se invece, da entrambi
le parti, ci si sforza di ascoltare e rispettare i diritti dell’altro nonché
ricercare una soluzione che non comporterà vincitori e vinti, i conflitti
potrebbero assumere una forma meno distruttiva.
Generalmente
le controversie tra insegnante ed allievo vengono risolte utilizzando due metodi,
l’autoritarismo e il permissivismo, entrambi assolutamente errati poiché basati
su un rapporto di forza.
L’autoritarismo porterà all’utilizzo del
controllo e delle punizioni, in questo modo il conflitto verrà risolto
lasciando l’alunno in una condizione di frustrazione, di sconfitta e con
desiderio di rivalsa.
Se, invece, l’insegnante utilizzerà il
permissivismo si otterrà la situazione contraria rispetto alla prima. L’alunno
affermerà il suo potere sull’insegnante, il quale anche in questo caso vivrà
una situazione di disagio legata alla percezione dell’inadeguatezza nella
gestione della classe.
Con
la metodologia proposta dallo psicologo umanista Gordon le due parti coinvolte
nella disputa, sono portate a fare uno sforzo comune, cioè ricercare comunemente
una soluzione favorevole per entrambi. Si tratta di un metodo basato sul buon
senso e sulla creatività, capace di sviluppare un sentimento di stima e
simpatia reciproca, nonché un desiderio di collaborazione.
3. Il circle time
Lo strumento privilegiato degli
interventi di educazione socio affettiva nella classe è il circle time. Il termine deriva dall’inglese e vuol dire appunto il
tempo del cerchio.
Il circle time ha le caratteristiche e
la struttura di una riunione di gruppo, durante la quale tutti i membri della
classe si ritrovano per discutere di un problema o un argomento proposto dagli
alunni o dall’insegnante. Quindi nel
contesto scolastico il circle time si propone come obiettivo primario quello di
creare un clima collaborativo ed amichevole tra gli alunni. Infatti, il gruppo
di discussione centrato sul compito assegnato, consente a ciascun alunno di
vivere un’esperienza che favorisce l’acquisizione ed il potenziamento delle
capacità di lavoro di rete e di compartecipazione. In questo specifico spazio
si possono acquisire il senso del rispetto del pensiero dell’altro, di
rispettare il tempo dell’altro, la capacità di mediazione tra più idee.
Al conduttore del gruppo, il quale potrà
essere un insegnante, uno psicologo o un pedagogista, viene richiesta una
formazione specifica che riguarda appunto, l’accettazione ed il rispetto. Solo
a seguito di ciò, egli potrà sollecitare chi del gruppo non vuole parlare,
sostenere chi desidera esprimere le proprie idee e vigilare sulla
partecipazione attiva da parte di tutti i membri del gruppo.
All’insegnante formato per la conduzione
del gruppo, viene richiesto di apprendere metodologie efficaci per la
comunicazione con gli studenti al fine di poter produrre un rapporto di mutuo
rispetto tra sé e l’allievo.
Finalità generale del circle time è
quella di favorire e promuovere la conoscenza reciproca e l’assimilazione di
regole efficaci di comunicazione. Il tutto nell’ottica di una educazione
all’ascolto e all’espressione di sé basata su valori quali il rispetto e
l’equità.
All’interno del circle time la
comunicazione passa alternativamente dal linguaggio verbale a quello non
verbale. Generalmente il linguaggio non verbale viene proposto nelle situazioni
in cui è più difficile esprimere i vissuti interiori; infatti le tensioni
inespresse possono essere liberate con più facilità con un gesto grafico, un
movimento o la drammatizzazione.
Tali passaggi si realizzano grazie
all’utilizzo di specifiche tecniche che favoriscono la comunicazione e lo
scambio reciproco.
Normalmente, soprattutto nei primi
incontri del “tempo del cerchio”, il gruppo sperimenta una dipendenza dal
conduttore, cui si rivolge con maggiore frequenza per ottenere delle direttive.
In questo caso il conduttore aiuterà il
gruppo nella fase iniziale per poi condurlo verso una progressiva autonomia.
Alla dipendenza dal conduttore, segue la sperimentazione del conflitto, in cui
soprattutto i partecipanti più estroversi tendono a monopolizzare l’attenzione
e ad esprimere le loro opinioni talvolta poco rispettose nei riguardi degli
altri. Anche in questo caso la funzione del conduttore sarà di indirizzare il
dialogo riflessivo e costruttivo tra i partecipanti, nonché incita
l’accettazione ed il rispetto della diversità dell’altro. Solo in questa
direzione il gruppo potrà sperimentare la coesione e la condivisione.
Al termine del tempo del cerchio si
dovrebbe raggiungere l’indipendenza; un livello in cui ciascun membro
sperimenta piena fiducia in sé e negli altri, capacità che consente di poter
lavorare serenamente ed un modo efficace con tutti.
È bene sottolineare che il conduttore,
nel primo incontro, faccia presente, in modo chiaro e a tutti i partecipanti,
alcune regole base da rispettare. Tali regole non sono altro che gli aspetti
puramente tecnici del circle time:
·
Disposizione delle sedie in circolo. La
disposizione circolare dello spazio condiviso garantisce la circolarità della
comunicazione.
·
Determinare la frequenza degli
incontranti.
·
La durata degli incontri. Generalmente è
sufficiente un tempo non superiore ai trenta minuti.
·
Il criterio di decisione e gli argomenti
che saranno trattati in ciascun incontro. Per questo punto, si potrà decidere
insieme, per esempio, di discutere su argomenti problematici relativi alla
classe.
·
Imparare a discutere insieme, ascoltando
senza interrompere le opinioni altrui e sentendosi liberi di esprimere le
proprie idee.
Una volta concordate e stabilite, è bene
trascrivere tali regole su un apposito tabellone.
E’ importante prendere in considerazione
anche le tecniche che l’insegnante deve seguire per condurre le discussioni
durante il circle time. Queste sono:
- Osservare
·
Come gli alunni si dispongono nel
cerchio;
·
Se tutti sono coinvolti nella
discussione;
·
Se tutti si sentono a proprio agio;
·
A chi sono dirette le comunicazioni;
·
Osservare come si svolgono gli
interventi.
Tutte queste osservazioni aiutano
l’insegnante a comprendere i rapporti all’interno del gruppo, a seguire
l’evoluzione dei processi di crescita degli adolescenti e a comprendere quanto
questo tipo di iniziativa suscita interesse negli alunni.
- Facilitare
la discussione
Il compito principale dell’insegnante,
conduttore del gruppo, dovrà essere quello di offrire sostegno ed
incoraggiamento agli allievi più timidi e cercare di contenere quelli più
aggressivi, modulare la comunicazione e riassumere brevemente, alla fine di
ogni discussione, quanto emerso durante l’incontro.
Nella conclusione della discussione, è
importante che l’insegnante esprima sempre un parere, che sottolinei gli
aspetti positivi, emersi durante lo svolgimento della stessa.
Nel caso in cui il “tempo del cerchio”
venga utilizzato come spazio per la risoluzione di un problema, l’insegnante ha
il compito di aiutare il gruppo nella gestione del conflitto con conseguente
risoluzione costruttiva.
In entrambi i casi sono importanti il
supporto e l’uso di tecniche creative, cosi da poter stimolare tutti nel
cercare soluzioni nuove ed originali.
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