venerdì 14 dicembre 2018

La scrittura e il disegno: due modalità espressive per comprendere il disagio psichico di Salvatore Sasso

La scrittura e il disegno sono due modalità espressive per comprendere il disagio psichico.

Il disegno è la prima capacità grafica e comunicativa del bambino. Nell'adolescenza e nell'età adulta consente di poter riconoscere difficoltà personali e relazionali.

La scrittura si sviluppa e si armonizza, o non, lungo la crescita del bambino, dell'adolescente e dell'adulto, seguendo le loro capacità cognitive e affettive.

Quali sono gli elementi fondamentali che ci aiutano, in ambito grafologico e nel disegno, per un'analisi puntuale e dinamica?

In questo articolo ci occuperemo del Disegno. Per quanto riguarda la parte più specifica, a livello grafologico, ci avvarremo del contributo di esperti di grafologia: la Dott.ssa Katia Palumbo e la Prof.ssa Enza d'Errico.



Come analizzare il disegno
Quando ci si pone davanti a un disegno di un bambino, il primo obiettivo di un insegnante o di uno psicologo è quello di comprendere quali messaggi il piccolo sta lanciando, ma questo non significa che l’interpretazione dovrà condurre a rilevare comunque segnali psicopatologici.
Per evitare di poter commettere errori, bisogna tener presenti all’osservazione alcuni aspetti di tipo generale legati alla costruzione dinamica del disegno da parte del bambino.

ASPETTI
SIGNIFICATO
L’impugnatura dello strumento per disegnare o scrivere
Innanzitutto bisogna osservare se il bambino tenga in mano lo strumento per disegnare o scrivere naturalmente o piuttosto in maniera costretta. Ovviamente un’impugnatura inusuale non deve condurre ad una interpretazione di disturbo organico o funzionale della motricità. L’impugnatura più corretta è quella che consente il minor affaticamento possibile della mano. Una eventuale correzione può essere pensata soltanto quando il bambino ha raggiunto una buona strutturazione del sistema nervoso (12 anni circa). Per quanto riguarda la scelta della mano destra o di quella sinistra, essa deve essere la più spontanea possibile, nel rispetto della lateralizzazione fisiologica del bambino. Una forzatura della tendenza naturale del bambino potrebbe comportare inibizioni a livello psicologico con la conseguenza di un rallentamento o di una alterazione delle abilità relative al disegno e alla lingua scritta e parlata.
L’occupazione dello spazio sul foglio
Nell’affrontare lo spazio sul foglio il bambino ci mostra il suo temperamento, quanto movimento è in grado di compiere, il ritmo che utilizza e la forza vitale che ne emerge. Il disegno del bambino non fa altro che evidenziare quanto il bambino prova dentro di sé.
Se lo spazio utilizzato dal bambino oltrepassa i margini del foglio, o se il gesto è appena evidenziato, o se lo scarabocchio va verso l’alto, o se si blocca nella zona in basso vicino a lui, possiamo dire soltanto che il piccolo sta cercando di mostrarci il suo vissuto interno.
Se il bambino occupa il foglio con un gesto tondo, ciò può significare che ha un temperamento estroverso. In tal modo vive bene l’ambiente che sta fuori di sé. La sua espansività lo porta ad avere bisogno di ampi spazi. Mostra un carattere gioioso e allegro che stimola simpatia nelle altre persone. Dall’altra cerca anche approvazione e coccole. Si proietta verso l’esterno contornandosi di amici. È dunque un bambino che ha bisogno di stare non solo con i genitori manche con i coetanei.
Se il bambino invece occupa il foglio con angoli, spigoli e gesti contenuti, ciò può significare che ha un temperamento introverso. Ha bisogno di spazi più limitati, ma più sicuri e protetti. Non necessita di tanti amici anche se mostra molteplici interessi. Non ama la confusione. Il suo carattere introverso non ci deve far pensare che egli sia triste o malinconico. Un tratto prettamente costituzionale è la timidezza che però non deriva da un’influenza familiare.
Il punto di partenza
I primi scarabocchi il bambino inizia a disegnarli nella parte centrale del foglio, mostrando così il suo naturale egocentrismo. Tale modalità viene a significare che il bambino provi un certo benessere nel collocarsi al centro dell’interesse della figura adulta.
Quando un bambino inizia a scarabocchiare iniziando dalla parte marginale del foglio, potremmo ipotizzare la presenza di un’inibizione o una sorta di estraneità nei confronti dell’ambiente. Il bambino si trova in una situazione di impossibilità in cui non riesce ad occupare il posto che gli spetta in quell’ambiente con una forte inibizione anche a livello emotivo.
Se inizia a scarabocchiare partendo dalla sinistra del foglio, ciò viene a significare che il bambino desidera crescere, di muoversi verso gli altri e inoltre di sviluppare legami di amicizia. Se invece lo scarabocchio inizia da destra, si può dure che il bambino voglia rimanere ancorato al passato gratificante, ossia quando ancora si trovava nel grembo materno.
I tratti
Se il tratto è regolare, ossia sicuro e scorrevole, il bambino rimanda un’immagine di sé legata alla sicurezza rispetto ai propri affetti. Inoltre non mostra difficoltà a inserirsi in un ambiente diverso da quello familiare, entrando in relazione con i pari in maniera spontanea e immediata. Nel caso in cui il tratto fosse irregolare (incerto e spezzettato), il bambino ha problemi nel distaccarsi dalla famiglia così come nell’intrattenere relazioni all’interno di nuove situazioni sociali. L’andare a scuola può essere da lui vissuto come se i genitori volessero allontanarlo dall’ambiente familiare.
Queste caratteristiche del disegno possono aiutare l’educatore e il genitore a fornire al bambino messaggi di rassicurazione. Se gli adulti si pongono come una base sicura (nel senso bolwbiano), possono eliminare quei segnali ansiogeni che talvolta generano nel bambino delle paure. L’ansia non soltanto rafforza la dipendenza dall’adulto ma non permette di sviluppare la fiducia nei confronti della realtà esterna.
La pressione
La pressione marcata sul foglio significa che il bambino ha una forte carica vitale che è il segno della sua sicurezza nell’affrontare la realtà esterna. In tal modo il bambino può essere attivo e dinamico. Se provassimo a fermare il suo gioco, bloccando il suo movimento, avremmo come reazione aggressività che tenderebbe a scaricare sugli altri bambini, giocattoli, animali.
Quando la pressione si dimostra leggera, siamo in presenza di un bambino estremamente sensibile, il cui comportamento ha caratteristiche di timidezza e inibizione. Si stanca facilmente e pertanto ha bisogno di molte pause e poche stimolazioni. Per questo tipo di bambino bisogna sviluppare molto di più la ricchezza di sentimenti. Mostra una difficoltà nell’entrare immediatamente in contatto con gli altri. Ciò significa che si tratta di un bambino delicato anche nell’instaurare i rapporti con le altre persone, con le quali evita lo scontro e di fronte a eventuali attacchi di aggressività a parte dei pari, si chiude per timidezza.
La forma
Il cerchio consente al bambino di proiettarvi il volto umano. Via via vi aggiungerà gli occhi, il naso, la bocca, il tronco, le braccia, le gambe ecc. Quando il bambino disegna con il gesto curvo ciò mette in evidenza la sua apertura nella comunicazione. Il movimento circolare  dimostra assenza di tensioni e motricità distesa.
L’angolo esprime invece tensione e resistenza oltre al bisogno di essere accudito. È un bambino che necessita di essere supportato, specialmente quando deve affrontare situazioni nuove come ad esempio, l’ingresso a scuola o la nascita di u fratello. Lo scarabocchio angoloso può significare anche la lotta per la conquista dell’autonomia.
Quando lo scarabocchio è composto di tratti puntiformi possiamo affermare che il bambino è emotivamente provato. Sono dei colpetti dovuti alla paura dell’abbandono. Se la mamma lo rassicura la paura scompare, mentre al contrario la paura può trasformarsi in angoscia.
Se lo scarabocchio è formato da linee spezzate, il bambino può evidenziare la paura legata al distacco degli oggetti d’amore (la mamma, il papà, i fratelli, l’abitazione, i giochi ecc.). Può accadere che una situazione che si manifesta in un tratto angoloso possa essere rafforzato da linee spezzate: assistiamo al segnale di una rabbia per qualcosa che non si può avere o si teme di perdere.
Uno scarabocchio a forma di gomitolo indica che il bambino rivive il trauma della nascita se non ha auto modo di sperimentare situazioni di benessere. È come se il bambino si sentisse accartocciato, predisponendosi alla chiusura derivante da una sofferenza. Il piccolo lancia un messaggio per essere aiutato a dipanare l’ingarbugliato gomitolo dell’esperienza.

Dopo la fase dello scarabocchio
Fra i tre e i quattro anni iniziamo ad osservare forme e figure.
Le forme derivano dallo scarabocchio e si articolano man mano in maniera sempre più complessa, a partire dall’inizio della scuola dell’infanzia. I bambini tendono a ripetere forme geometriche, costruendo scene popolate di personaggi reali o immaginari che sono legati alle loro esperienze quotidiane. Loro hanno imparato a padroneggiare il foglio, muovendosi su esso in lungo e in largo, sperimentando così con il gesto tutte le direzioni (destra, sinistra, alto, basso, prima, dopo, davanti, dietro).
Per quanto riguarda le figure, queste vengono a strutturarsi con il perfezionamento delle forme. Il bambino sviluppa la percezione che il suo disegno verrà maggiormente compreso dagli altri soltanto se è simile alla realtà. Pertanto i disegni della figura umana, della casa, dell’albero si riempiranno man mano di particolari.
Il foglio da disegno diventa una sorta di palcoscenico su cui vengono drammatizzate scene di vita quotidiana oppure immaginate. Nei disegni dei bambini sarà più facile ritrovare immagini legate a scene di azione, mentre nelle bambine sono prevalenti scene connesse al mondo familiare.
Da questa introduzione si può capire che il disegno è strettamente legato alla maturazione affettiva, intellettiva e sociale del bambino. Ad esempio se un bambino disegna a cinque anni ancora l'omino come un "girino" ciò deve destare particolare interesse perché potrebbe indicare o un ritardo nell'acquisizione dello schema corporeo e/o problematiche affettivo relazionali, quindi la produzione grafica svela a che stadio di sviluppo il bambino si trova.
Verso i sei anni, il bambino, uscendo un po' dal suo egocentrismo, inizia ad essere interessato anche al mondo naturale e quindi si esperimenta nel rappresentare il PAESAGGIO. Lo sforzo che egli deve compiere in questa tappa è quello di adattare ed elaborare dei nuovi segni adeguati alla sua rappresentazione. Come per la figura umana, anche per il paesaggio c'è inizialmente la ripetizione della stessa immagine per possederla in maniera certa, poi avviene il suo continuo arricchimento.

Le prime case dei bambini sono composte da un quadrato e un triangolo; verso i cinque - sei anni compaiono le finestre con le tende, con le maniglie…c'è quindi la ricerca del dettaglio e l'interesse ad abbellire l'immagine stessa. Anche l'uso del colore diventa regolato da un esame della realtà maggiormente attinente, ma comunque ancora permane una certa soggettività.
In questa fase quasi tutti i bambini riescono a colorare dentro ad una forma; ormai hanno chiaro il concetto della linea come elemento che definisce lo spazio e quindi stabilisce il dentro e il fuori.
Con l'assimilazione di queste abilità c'è anche il rinforzarsi della relazione tra il colore e l'oggetto, una rappresentazione dello spazio che svela i nuovi rapporti di consapevolezza circa l'ambiente che lo circonda, ed inoltre il bambino non disegna più solo dal suo punto di vista ma considera la relazione logica fra gli oggetti. Il bambino ora riesce anche a disporre le immagini di un disegno secondo un ordine temporale e a poter verbalizzare l'effetto causale.
Nei disegni dei bambini compare anche la linea di terra; ci sono rispetto a questo elemento diverse ipotesi. Secondo V. Lowenfeld e W. Brittain la linea di base non può derivare da esperienze visive del fanciullo, in quanto né gli oggetti né le persone che si trovano su di un terreno poggiano in realtà sopra un'unica linea.
Si tratta invece di un fenomeno naturale che fa parte dello sviluppo del fanciullo. Invece M. Cesa Bianche e P. Bregani sostengono che l'introduzione della linea derivi da un'esperienza percettiva, anche se il bambino non la percepisce in modo esatto.
Ma a quest'età il bambino introduce anche un'altra linea, quella del cielo, dopo la quale generalmente c'è il colore azzurro. Queste partizioni dello spazio, le quali possono apparire semplici, in realtà riproducono un'analisi ed un'elaborazione molto complessa che il bambino compie sulla realtà.
Fino ai nove anni questa abilità di osservare e riprodurre in modo quasi schematico diventa la caratteristica principale della FASE DELLA COMPLESSITA'. Il bambino diventa abile a raggruppare, categorizzare e ordinare secondo categorie logiche, e poi riesce a riflettere queste elaborazioni mentali nelle rappresentazioni grafiche con semplicità e spontaneità.
La figura umana ora è definita, e spesso ripetuta perché ormai assolutamente sperimentata, ma nello stesso tempo adattabile a esprimere nuovi contesti. Ad esempio, se un bambino vede un particolare personaggio in TV lo riesce a riprodurre partendo dallo schema base per poi integrarlo con altre forme o colori in modo da avvicinarlo al modello.
Il bambino manifesta in questi "adattamenti" la sua creatività, la sua possibilità di elaborare conoscenze possedute. Anche il colore è ora usato secondo uno schema astratto e simbolico: il cielo azzurro, l'erba verde.., ma anche questo schema è personalizzato pur rimanendo ad esso fedele.
Nel fare l'erba verde ci sono diverse possibilità relative al materiale da usare, alle sfumature da effettuare, la forma del segno da presentare… quindi all'interno dello schema erba- verde il bambino mette in atto le sue presenze e abilità.
Anche l'espressione dell'azione è in questa fase centrale. Il bambino cerca di rendere il disegno dinamico e attivo, ed egli può rappresentare in un solo segno l'elemento che genera l'azione: è lo sguardo attento dell'altro che deve guardare l'immagine per coglierne la complessità che nasconde.
Dai nove anni in avanti si manifestano graduali cambiamenti che testimoniano i progressi nella maturazione percettiva ed intellettiva e la rinnovata sensibilità nel rappresentare l'esperienza. Scompaiono, infatti, gli schemi ripetitivi e si presentano modalità originali di rappresentazione, con una notevole quantità di dettagli. Anche nella fase precedente c'erano i dettagli, ma erano proposti sinteticamente e attraverso forme e linee geometriche; ora sono più realistiche e concrete.
Anche la capacità di osservare è di qualità migliore, quindi scompaiono le esagerazioni e le deformazioni con le quali in bambino esprimeva il suo vissuto, perché questo è manifestato o con l'inserimento di particolari o con la scelta stessa dell'immagine rappresentata. Il legame stretto oggetto - colore è meno rigido e vincolante, quindi c'è il tentativo di coglierne la particolarità e la specificità.
I rapporti tra le cose sono maggiormente proporzionati, la linea di base continua ad esserci ma con un significato diverso: diventa strada, pozzanghere, sabbia, dune… ciò per affermare che il bambino gradualmente supera lo schematismo dello stadio precedente.
Verso gli undici anni, si nota un ulteriore progresso nelle rappresentazioni: i particolari e le sfumature sono dominanti, c'è il riconoscimento degli effetti di chiaro - scuro, si esprime una certa prospettiva e la tridimensionalità, avviene la personalizzazione delle figure umane caratterizzandone l'espressione del viso e le caratteristiche sessuali, c'è la morbidezza delle linee per mostrare particolari oggetti e/o avvenimenti, e poi l'emergere dello spirito critico e quindi una risultante Immagine che tiene conto del mondo affettivo ed emotivo ormai evoluto del ragazzino.
Gentile signora ho cercato di rispondere in modo esaustivo alla sua interessante domanda ma mi rendo conto che forse, ad una prima lettura, non è così comprensibile. L'utilizzo delle tappe o fasi di sviluppo da una parte ci aiuta a contenere il processo di crescita, dall'altra rende la lettura forse un po' fredda.
Spero di averle dato il senso della complessità e della ricchezza che ogni segno o immagine possiede, di tutto ciò che nasconde e svela contemporaneamente del soggetto che si è espresso.
Disegnare è sempre un atto di fiducia verso l'altro, è un modo per poter farsi conoscere anche negli aspetti e nelle zone più nascoste di noi stessi. I bambini lo fanno in modo naturale e inconsapevole, quindi le loro produzioni risultano limpide e ricche di messaggi. Per questi motivi ogni disegno è un dono che noi adulti riceviamo e che dobbiamo accogliere e guardare con amore e responsabilità.
Bibliografia:
V. Lowenfeld - W. L. Brittain : Creatività e sviluppo mentale, ed. Giunti Barbera
M. Cesa Bianchi - P. Bregani: Psicologia generale e dell'età evolutiva, ed. Editrice la Scuola
Rita Gay Cialfi : Psicologia, ed. Edizioni Scolastiche Walk Over
Maria Belfiore - Luisa Martina Colli : Dall'esprimere al comunicare, Pitagora editrice Bologna






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