mercoledì 18 febbraio 2015

Prevenire il disagio emotivo con "Il gioco della sabbia" di Dora Kalff


Nel lavorare insieme a bambini e ragazzi con Disturbi Specifici di Apprendimento e non solo, ci siamo resi conto delle loro fragilità e delle possibili potenzialità che un approfondimento di tali variabili possa far venire alla luce.
Il nostro obiettivo è lo sviluppo della resilienza. Infatti, le persone che riescono a raggiungere un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.  Esse tendenzialmente saranno più ottimiste, flessibili e creative; sanno lavorare in gruppo e fanno facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze. Pertanto, possiamo pensare alla resilienza come ad una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all'esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono.
Nel nostro caso del Laboratorio metacognitivo "Strategicamente bravi!", intendiamo sviluppare come variabile principale l'impegno. Per impegno intendiamo la possibilità che i bambini e i ragazzi si lascino coinvolgere nelle attività. Chi sviluppa questa caratteristica sicuramente si dà da fare, divine attiva, e infine non è spaventata dalla fatica. Pertanto non abbandona facilmente il "campo"; la sua attenzione diviene pregnante, altrettanto il suo essere vigile, ma non va a dimostrare ansia. Così apprende il concetto realistico di difficoltà. Le valutazioni quadrimestrali hanno dimostrato proprio questo percorso, considerando che l'impegno è commisurato anche all'uso di strumenti compensativi, ossia all'apprendimento di strategie che consentano di supportare proprio quell'impegno che negli altri ragazzi può venire "naturalmente".

Come sviluppare la resilienza, potenziare l'impegno, saper analizzare realisticamente le difficoltà. Strumenti alternativi per lo sviluppo dell'autostima.
A tal riguardo possiamo riferirci alle tecniche creative, e allo stesso tempo catartiche, proprie de "Il gioco della sabbia" ideato da Dora Kalff (1962). Il Gioco della sabbia viene utilizzato nella psicoterapia dei bambini e delle persone adulte e sviluppa il valore dell'immaginazione tramite l'utilizzo della sabbia e di oggetti in miniatura, come pupazzetti, figure umane, animali, piante, case con i relativi utensili, monumenti sacri e simboli religiosi, automobili, ma anche sassi, legni, conchiglie e materiali grezzi di tutti i tipi. Il materiale consente la composizione di scene immaginarie, favorendo la liberazione delle forze dell’emisfero destro del cervello, quelle cosiddette intuitive e corporee, istintuali ed immaginative, permettendo di compensare ed equilibrare le forze logiche, razionali ed astratte. La sabbia riporta al piacere infantile di manipolare.
La sabbiera diventa il campo interattivo tra il paziente e il terapeuta, e l’immagine nella sabbia è la forma visibile e tangibile offerta da chi gioca a questa speciale interazione. Disponendosi a livello della mente, con le proprie emozioni, con l'osservazione dei comportamenti e degli "agiti",
il terapeuta può assistere alla composizione delle immagini  che si formano come un fantasmagorico caleidoscopio. è l'inizio di una narrazione realizzata mediante simboli, che si riferiscono alle memorie personali, ma anche, come afferma Jung, ad immagini archetipiche che popolano l’inconscio di chi ha costruito ed agito queste immagini. Diviene importante che il terapeuta accetti le produzioni fantastiche delle persone che giocano con la sabbia. Inoltre sempre il terapeuta metterà le condizioni affinché il paziente elabori e comprenda le immagini insieme a lui. La valorizzazione è il termine giusto per far sì che il bambino, il ragazzo o la persona adulta "apprenda" attraverso un ascolto globale che focalizza dapprima il cuore e la testa e infine il pensiero.
 
La dinamica del Gioco della sabbia                                                                                                 
Il Il bambino, il ragazzo, la persona adulta che si approccia al “Gioco della sabbia” ha solitamente a disposizione una cassetta con la sabbia asciutta. E' possibile che le cassette siano due, la seconda con la sabbia bagnata. Le dimensioni di ogni cassetta di legno sono quelle suggerite dalla Kalff: cm 57x72x7 con il fondo colorato di azzurro (Aite, 1970). Nella stanza adibita alla terapia sono presenti scaffali dove sono poggiati, come si è già detto, un gran numero di oggetti. Servendosi di questa collezione, il bambino può iniziare a costruire una rappresentazione utilizzando gli oggetti che desidera (si veda l'immagine seguente - FONTE: Fabrizio Mancinelli).


Le dimensioni della sabbiera consentono a chi osserva di avere davanti l'intera scena senza dover ruotare la testa da destra a sinistra e viceversa. Secondo la Kalff, sono proprio tali dimensioni della cassetta che permettono il processo di proiezione. Inoltre le dimensioni stesse operano anche una delimitazione dello spazio, consentendo a chi gioca sia la protezione sia l'ordine. Questi due imprescindibili fattori permettono il contatto tra l'Io e l'Inconscio, favorendo dunque sia la proiezione agita (dei contenuti psichici profondi) sia la possibile interpretazione da parte del terapeuta (Psicologo o Neuropsichiatra o Psichiatra).
Il gioco della sabbia dà quindi l'opportunità al bambino di rappresentare delle situazioni a lui molto significative attraverso il "trasferimento" su un oggetto della sua soggettività. Il significato consiste, infatti, nella capacità inconscia del bambino di iniziare a distinguere elementi della sua realtà interna.
Nelle intenzioni della fondatrice di questa metodologia, il gioco della sabbia è un approccio
specificamente non verbale e – dovremmo dire – “immaginale”.  Carl Gustav Jung esprime chiaramente ne "Il segreto del Fiore d'Oro" (a cura di C. G. Jung e con R. Wilhelm, 1936, p. 16) il suo pensiero circa la rappresentazione dei contenuti psichici per immagini come "il lasciar correre indisturbato il fluire dello sviluppo psichico". La rivelazione del potere delle immagini psichiche divengono significative attraverso il gioco, che permette processualmente l'integrazione della psiche. Si tratta di far emergere il bambino che sta "dentro di sé" (per l'adulto), quella parte che o è stata dimenticata o ha subito una svalorizzazione. I bambini, d'altronde, essendo più spontanei e diretti, sono estremamente facilitati in questa dinamica e ,dunque, per loro diviene molto produttivo giocare con la sabbia.
 Dal punto di vista della prevenzione e trattamento del disagio, il gioco della sabbia permette:
•di esprimere le dimensione profonde della psiche e
•di favorire l'espressione delle proprie difficoltà attraverso le immagini interne proiettate nella sabbiera.
 Vorrei chiudere la mia descrizione con alcune parole di Paolo Aite (1970, p. 290): "La tecnica della sabbia in questo senso è più alla portata di tutti. La fisicità, la tridimensionalità della composizione, il fatto che possa essere registrata e fotografata, è un altro elemento che rende più intrinsecamente reale il prodotto rispetto all'immaginazione attiva non espressa in forme visibili. La tecnica della sabbia ha poi una certa lentezza nei tempi di esecuzione che permette una più attenta osservazione del fenomeno da parte dell'analista che deve poterne sempre meglio registrare tutti gli aspetti dalla successione delle immagini, ai contesti spontanei, al comportamento. E' questa una qualità che apre una strada a ricerche più precise. In questo senso la tecnica della sabbia può essere un valido mezzo di ricerca. Il gioco della sabbia, a mio parere, ha aperto veramente una nuova strada per la terapia e l'indagine della psiche. L'esperienza fin qui fatta mi permette di concordare con la Kalff sulle fasi di sviluppo del processo da lei rilevate e già intuite da Neumann. Tutto va ulteriormente sperimentato e veduto e possibilmente paragonato alle esperienze di altri autori. Questa tecnica permette un'attivazione del processo terapeutico e una riduzione dei tempi di analisi. Riguardo alla sua applicabilità per ora posso affermare che si è rivelata inadatta solo nei casi di psicosi latente. Va ancora fatto un accurato studio sulla sua applicabilità in rapporto a quadri clinici diversi; per questo sarebbe auspicabile una sua utilizzazione e sperimentazione negli ambienti psichiatrici".


 

 
 
 

5 commenti:

  1. Con Piacere Vedo che Cad SKolè ha attivato in zona Torre Angela "la Scatola Azzurra in Piazza" meraviglioso strumento conoscitivo, relazionale implicante il Linguaggio Non Verbale" da Utilizzare da Grandi ,adolescenti e piccoli ,anche.
    Noi A.I.C.I. www.aiciitalia.it ci avvaliamo da anni della Collaborazione di Nadia Cacciamani e Loredana Rubiu Counselor in Formazione A.I.C.I. che divulgano da anni la tecnica della Scatola Azzurra anche nei nostri corsi Riconosciuti MIUR in SCHOOLCOUNSELING qui di seguito alcune immagini di uno dei vari corsi e il sito La Scatola Azzurra in Piazza .. Complimenti per questa con-divisione https://www.facebook.com/liana.gerbi/media_set?set=a.4559309021091.1073741825.1242494717&type=3 - http://lascatolazzurrainpiazza.weebly.com/

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    1. Non si tratta della scatola azzurra in piazza. Sono anni che nella psicoterapia con i bambini uso questo strumento che fa parte della tradizione degli psicologi...se nota nella citazione ci sono molti testi e articoli di psicologia analitica. Credo sia uno strumento legato alla psicoterapia. ..dei bambini e degli adulti...usato nel counseling ha sicuramente un altro tipo di indirizzo..
      Paragonare il gioco della sabbia della Dora Kalff a quello svolto dalla Scatola Azzurra in piazza è davvero improponibile dal punto di vista teorico (non si tratta di counseling ma di psicoterapia) sia metodologico (il setting non è di gruppo o all'aperto ma nell'ambito del rapporto duale appunto tra psicoterapeuta e paziente).

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  2. Il gioco della sabbia nel Counseling

    SU COUNSELINGITALIA http://www.counselingitalia.it/forum/iniziativeeventi/163-il-gioco-della-sabbia-nel-counseling
    lascatolazzurrainpiazza.weebly.com/index.html

    Non ci si illumina immaginando figure di luce ma rendendo cosciente la tenebra.
    Carl Gustav Jung

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    1. La ringrazio per l'interesse scientifico che ha suscitato il mio articolo...credo che il nome scatola azzurra nasca proprio dal tipico colore del fondo della scatola descritto dalla Kalff anche su suggerimento di C.G. Jung. Bisognerebbe sempre condividere i contributi e non pensare sui grandi che gli altri facciano delle copie. Il mio contributo con questo strumento nasce negli anni 80..successivamente la mia analisi personale è stata con uno psicoterapeuta di Psicologia Analitica dell'Aipa durante la quale ho utilizzato la sandplay. ...dunque è perlomeno strano sentire che CAD Skolè abbia preso in prestito il gioco della scatola azzurra. Davvero mi dispiace...forse chiedere avrebbe lasciato il modo di raccontare queste esperienze all'interno di un dialogo...saluti.

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  3. Mi Scuso e Grazie per le Precisazioni ...Una superficiale Lettura da Parte Mia senza aver voluto mai alludere "ad aver preso in prestito il gioco della scatola azzurra." checome sappiamo Nasce con Dora Kalff .
    Grazie di aver raccontato e condiviso queste esperienze anche se fuori di un dialogo... Con Stima saluti.

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