L’ambiente scolastico può essere,
dunque, un luogo stimolante, un campo di allenamento quotidiano dove ogni
bambino o ragazzo inizia a conoscere e sperimentare molti aspetti della vita e di se
stesso. Esso però, a volte, si trasforma in un teatro di timori, in una fonte di
preoccupazioni e di un vero e proprio disagio e non sempre si tratta di banali
capricci, ma di un problema molto più complesso a carattere multifattoriale, il
quale richiede un approccio multidisciplinare integrato: il “Mal di Scuola”. Le
sette dimensioni del mal di scuola sono state esposte in un articolo dal titolo
“I comportamenti disfunzionali a scuola” di Salvatore Sasso (Psicologia e scuola, Giunti, Firenze, marzo-aprile 2011, 11-17) e sono:
1. La gestione delle emozioni
Le
emozioni e le relative manifestazioni affettive intervengono quando un
cambiamento nell’ambiente non fornisce alla persona le strutture cognitive e
operative che la mettono in grado di fronteggiare (Lo Iacono e Sonnino, 2008).
Genitori ed insegnanti sviluppano una forte preoccupazione data dalle
difficoltà di tipo emotivo o comportamentale che potrebbe emergere a scuola nei
loro figli/alunni. Infatti, l’eventuale difficoltà
di questi ultimi nel gestire le proprie emozioni, di fronte ad un accadimento
improvviso e imprevedibile, può ingenerare ansia, disagio, tristezza e paura
anche attraverso la manifestazione di sintomi somatici.
2. I processi di crescita e
l’autostima
Questa
dimensione fa riflettere sui sentimenti che i bambini o i ragazzi hanno nei confronti di se
stessi come persone. È proprio negli anni della scuola che si iniziano a
prendere in considerazione i processi legati all’autostima, progettando
attività per insegnare agli alunni ad essere consapevoli delle qualità che essi
possiedono. L’autostima, infatti, scaturisce dai risultati delle nostre
esperienze confrontati con le aspettative ideali. È proprio la discrepanza tra
il Sé percepito e il Sé ideale che crea problemi di autostima. Un alunno con
alti livelli di autostima saprà tanto riconoscere realisticamente le proprie
carenze e i propri difetti, quanto mettere in atto strategie per migliorare le
proprie aree di debolezza, apprezzando, nello stesso tempo, i propri punti di
forza. Per converso, un alunno con un basso livelli di autostima riconoscerà
esclusivamente le proprie debolezze trascurando i punti di forza.
3. Gli stili attributivi e
motivazionali
Ogni
alunno, di fronte a un successo e maggiormente di fronte ad un insuccesso, cerca
di dare delle spiegazioni a quello che gli accade, sia nella vita quotidiana
sia per quanto riguarda l’apprendimento scolastico. La riflessione appena
esposta risponde al bisogno di capire il mondo e le sue regole, attribuendo
spontaneamente delle cause a quello che succede. Weiner (1985) ritiene che
siano quattro le cause principali a cui in genere si attribuiscono successi e
fallimenti e sono l’abilità, lo sforzo, la difficoltà del compito e la fortuna,
che a loro volta vengono riferite a tre dimensioni psicologiche: il locus of
control (Heider, 1958), la stabilità e la controllabilità. Per quanto riguarda
l’apprendimento scolastico, lo stile attributivo più funzionale per raggiungere
risultati positivi risulta essere quello che riconosce l’importanza
dell’impegno (Ravazzolo et al., 2005). Chi attribuisce i propri successi a
cause controllabili, come l’impegno insufficiente, è più motivato al successo,
persevera maggiormente nel portare a termine i compiti complessi e riesce ad
ottenere prestazioni di memoria migliori dopo l’insegnamento e l’applicazione
di strategie, mentre chi attribuisce i propri successi o insuccessi
prevalentemente a cause esterne, al di fuori del proprio controllo, si impegna
poco nei compiti cognitivi ottenendo prestazioni basse.
4. La coscienziosità
La
coscienziosità è definita nel dizionario della lingua italiana Devoto-Oli
(edizione 2003) come “attenzione e diligenza perfino meticolosa, coscienzioso è
colui che è scrupoloso, attento che dimostra massima diligenza, impegno,
serietà, che non trascura alcun dato”. La coscienziosità, quindi, è una
dimensione che risulta un valido predittore del successo scolastico, poiché
alunni che manifestano tratti associati con l’affidabilità, la precisione e la
persistenza generalmente rendono meglio di coloro che non mostrano tali
tendenze comportamentali. Gli studenti coscienziosi, infatti, appaiono più
organizzati, affidabili e costanti.
5. L’apertura mentale
L’apertura
all’esperienza si configura come un importante predittore della capacità di
apprendimento nella fase di formazione e si correla fortemente con il successo
scolastico, con l’intelligenza, con la creatività e con la curiosità
intellettuale. Le persone più curiose e con maggiore apertura mentale
all’esperienza mostrano un atteggiamento più positivo verso l’apprendimento e
ciò potrebbe spiegare il loro successo nella formazione.
6. Le relazioni interpersonali
Come
già evidenziato nel precedente paragrafo, la scuola non rappresenta
esclusivamente un’istituzione deputata all’apprendimento e all’acquisizione di
abilità cognitive, ma anche il luogo in
cui il bambino o il ragazzo stabilisce importanti relazioni con i pari e con l’adulto.
L’insegnante all’interno della classe svolge una varietà di funzioni
interconnesse: si occupa della preparazione didattica, di trasmettere contenuti
culturali, di favorire lo sviluppo di abilità generali di ordine cognitivo nei
propri alunni, mantiene la disciplina, organizza gruppi di lavoro, valuta i
risultati conseguiti da ciascuno nell’apprendimento, si propone come figura di
riferimento. Quando l’insegnante e gli alunni e quest’ultimi tra loro,
interagiscono e condividono spazi e risorse, si vengono a creare le condizioni
affinché si stabilisca una relazione interpersonale stretta. Una relazione
positiva insegnante – alunno costituisce un importante punto di forza, perché
oltre a favorire lo sviluppo cognitivo, fornisce un importante supporto
emotivo.
7. La metacognizione e le abilità di
studio
Studiare
è un’abilità molto complessa che implica una serie di capacità e processi
cognitivi, nonché la conoscenza e l’uso di varie strategie e comportamenti
finalizzati allo studio, che non sempre vengono prese in considerazione nella
scuola. Al contrario e, in parte, erroneamente viene dato solamente rilievo al
risultato complessivo finale. La parola “metacognizione” ha, perciò, due
significati diversi: uno indica la conoscenza che il soggetto ha del proprio
funzionamento cognitivo e di quello degli altri; l’altro, di più recente
scoperta, indica i meccanismi di regolazione o di controllo del funzionamento
cognitivo. Il primo aspetto fa riferimento alle idee che un individuo possiede
circa il funzionamento della sua mente e coinvolge la meta-memoria. I processi
cognitivi di controllo rinviano, invece,
alle attività che presiedono al funzionamento della nostra mente.
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