sabato 20 dicembre 2014

#Mal di scuola: analisi a 7 dimensioni


L’ambiente scolastico può essere, dunque, un luogo stimolante, un campo di allenamento quotidiano dove ogni bambino o ragazzo inizia a conoscere e sperimentare molti aspetti della vita e di se stesso. Esso però, a volte, si trasforma in un teatro di timori, in una fonte di preoccupazioni e di un vero e proprio disagio e non sempre si tratta di banali capricci, ma di un problema molto più complesso a carattere multifattoriale, il quale richiede un approccio multidisciplinare integrato: il “Mal di Scuola”. Le sette dimensioni del mal di scuola sono state esposte in un articolo dal titolo “I comportamenti disfunzionali a scuola” di Salvatore Sasso (Psicologia e scuola, Giunti, Firenze, marzo-aprile 2011, 11-17) e sono:

1.      La gestione delle emozioni

Le emozioni e le relative manifestazioni affettive intervengono quando un cambiamento nell’ambiente non fornisce alla persona le strutture cognitive e operative che la mettono in grado di fronteggiare (Lo Iacono e Sonnino, 2008). Genitori ed insegnanti sviluppano una forte preoccupazione data dalle difficoltà di tipo emotivo o comportamentale che potrebbe emergere a scuola nei loro figli/alunni. Infatti,  l’eventuale difficoltà di questi ultimi nel gestire le proprie emozioni, di fronte ad un accadimento improvviso e imprevedibile, può ingenerare ansia, disagio, tristezza e paura anche attraverso la manifestazione di sintomi somatici.

 
2.      I processi di crescita e l’autostima

Questa dimensione fa riflettere sui sentimenti che i bambini o i ragazzi hanno nei confronti di se stessi come persone. È proprio negli anni della scuola che si iniziano a prendere in considerazione i processi legati all’autostima, progettando attività per insegnare agli alunni ad essere consapevoli delle qualità che essi possiedono. L’autostima, infatti, scaturisce dai risultati delle nostre esperienze confrontati con le aspettative ideali. È proprio la discrepanza tra il Sé percepito e il Sé ideale che crea problemi di autostima. Un alunno con alti livelli di autostima saprà tanto riconoscere realisticamente le proprie carenze e i propri difetti, quanto mettere in atto strategie per migliorare le proprie aree di debolezza, apprezzando, nello stesso tempo, i propri punti di forza. Per converso, un alunno con un basso livelli di autostima riconoscerà esclusivamente le proprie debolezze trascurando i punti di forza.


3.      Gli stili attributivi e motivazionali

Ogni alunno, di fronte a un successo e maggiormente di fronte ad un insuccesso, cerca di dare delle spiegazioni a quello che gli accade, sia nella vita quotidiana sia per quanto riguarda l’apprendimento scolastico. La riflessione appena esposta risponde al bisogno di capire il mondo e le sue regole, attribuendo spontaneamente delle cause a quello che succede. Weiner (1985) ritiene che siano quattro le cause principali a cui in genere si attribuiscono successi e fallimenti e sono l’abilità, lo sforzo, la difficoltà del compito e la fortuna, che a loro volta vengono riferite a tre dimensioni psicologiche: il locus of control (Heider, 1958), la stabilità e la controllabilità. Per quanto riguarda l’apprendimento scolastico, lo stile attributivo più funzionale per raggiungere risultati positivi risulta essere quello che riconosce l’importanza dell’impegno (Ravazzolo et al., 2005). Chi attribuisce i propri successi a cause controllabili, come l’impegno insufficiente, è più motivato al successo, persevera maggiormente nel portare a termine i compiti complessi e riesce ad ottenere prestazioni di memoria migliori dopo l’insegnamento e l’applicazione di strategie, mentre chi attribuisce i propri successi o insuccessi prevalentemente a cause esterne, al di fuori del proprio controllo, si impegna poco nei compiti cognitivi ottenendo prestazioni basse.


4.      La coscienziosità

La coscienziosità è definita nel dizionario della lingua italiana Devoto-Oli (edizione 2003) come “attenzione e diligenza perfino meticolosa, coscienzioso è colui che è scrupoloso, attento che dimostra massima diligenza, impegno, serietà, che non trascura alcun dato”. La coscienziosità, quindi, è una dimensione che risulta un valido predittore del successo scolastico, poiché alunni che manifestano tratti associati con l’affidabilità, la precisione e la persistenza generalmente rendono meglio di coloro che non mostrano tali tendenze comportamentali. Gli studenti coscienziosi, infatti, appaiono più organizzati, affidabili e costanti.

 
5.      L’apertura mentale

L’apertura all’esperienza si configura come un importante predittore della capacità di apprendimento nella fase di formazione e si correla fortemente con il successo scolastico, con l’intelligenza, con la creatività e con la curiosità intellettuale. Le persone più curiose e con maggiore apertura mentale all’esperienza mostrano un atteggiamento più positivo verso l’apprendimento e ciò potrebbe spiegare il loro successo nella formazione.

 
6.      Le relazioni interpersonali

Come già evidenziato nel precedente paragrafo, la scuola non rappresenta esclusivamente un’istituzione deputata all’apprendimento e all’acquisizione di abilità cognitive, ma anche  il luogo in cui il bambino o il ragazzo stabilisce importanti relazioni con i pari e con l’adulto. L’insegnante all’interno della classe svolge una varietà di funzioni interconnesse: si occupa della preparazione didattica, di trasmettere contenuti culturali, di favorire lo sviluppo di abilità generali di ordine cognitivo nei propri alunni, mantiene la disciplina, organizza gruppi di lavoro, valuta i risultati conseguiti da ciascuno nell’apprendimento, si propone come figura di riferimento. Quando l’insegnante e gli alunni e quest’ultimi tra loro, interagiscono e condividono spazi e risorse, si vengono a creare le condizioni affinché si stabilisca una relazione interpersonale stretta. Una relazione positiva insegnante – alunno costituisce un importante punto di forza, perché oltre a favorire lo sviluppo cognitivo, fornisce un importante supporto emotivo.


7.      La metacognizione e le abilità di studio

Studiare è un’abilità molto complessa che implica una serie di capacità e processi cognitivi, nonché la conoscenza e l’uso di varie strategie e comportamenti finalizzati allo studio, che non sempre vengono prese in considerazione nella scuola. Al contrario e, in parte, erroneamente viene dato solamente rilievo al risultato complessivo finale. La parola “metacognizione” ha, perciò, due significati diversi: uno indica la conoscenza che il soggetto ha del proprio funzionamento cognitivo e di quello degli altri; l’altro, di più recente scoperta, indica i meccanismi di regolazione o di controllo del funzionamento cognitivo. Il primo aspetto fa riferimento alle idee che un individuo possiede circa il funzionamento della sua mente e coinvolge la meta-memoria. I processi cognitivi  di controllo rinviano, invece, alle attività che presiedono al funzionamento della nostra mente.



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