martedì 16 dicembre 2014

# Mal di scuola





L'andare a scuola si configura come la sfida cognitiva e motivazionale più impegnativa che i bambini si trovano a dover affrontare nella loro crescita (Bandura 1995).                                                         


La scuola, così come l’insegnamento, d’altro canto, ha una grossa responsabilità, quella di lavorare con una delle più straordinarie risorse dell’uomo: l’intelletto umano. Oltre a fornire, evidentemente, la giusta educazione e formazione ai propri allievi, l’ingresso del bambino all’interno dell’ambiente scolastico rappresenta la prima reale esperienza di socializzazione e, cosi come accade per gli adolescenti, lo stesso ambiente risulta, inevitabilmente, un ricco contenitore di competizione interpersonale che influenza il futuro successo o fallimento scolastico.                                       

Bambini e ragazzi, arrivano a scuola con una loro “valigia” piena di vissuti e storie che man mano si dipanano e prendono orientamenti diversi. Nella classe, dunque, emergono difficoltà  e disturbi che vanno osservati, compresi, sostenuti attraverso interventi mirati all’inclusione di tutti gli alunni (Sasso, 2010). Gli anni della scuola rivestono, pertanto, per lo studente un ruolo primario nel suo processo di crescita, mettendolo di fronte ad una serie di compiti di sviluppo con i quali dovrà misurarsi. I problemi che gli studenti incontrano nell’ambiente scolastico possono, per questi motivi, essere il segnale di un malessere affettivo e relazionale, che si può manifestare con disimpegno, iperattività, difficoltà di apprendimento, difficoltà di attenzione e concentrazione, rendimento scolastico inferiore alle capacità reali e difficoltà di relazione e comunicazione con i propri compagni ed insegnanti. In questi termini, il disagio scolastico può essere considerato un malessere psicologico al quale possono contribuire in maniera decisiva tanto gli insuccessi scolastici quanto la mancanza di riconoscimenti positivi da parte dei compagni e degli insegnanti, che  concorrono a minare il livello di autostima e di fiducia nelle proprie azioni. È doveroso ricordare che le difficoltà del bambino a scuola e le difficoltà della scuola con i bambini sono due dimensioni da mettere in prospettiva reciproca, al fine di non trovarci davanti o soltanto al bambino “patologico” o solamente davanti ad una scuola “disadattante”, non accogliente e non inclusiva. La scuola, dunque, risulta una realtà alquanto complessa nella quale si incrociano le abilità cognitive, la capacità di impegnarsi nello studio, le relazioni affettivo - emozionali degli alunni. Tutti questi elementi possono risultare instabili o comunque scossi da vicissitudini ed esperienze di vario genere tanto che gli insegnanti sperimentano l’incapacità di svolgere compiutamente il proprio ruolo educativo. Occorre precisare che non esistono bambini “cattivi” o “malati”, ma solo relazioni disfunzionali (comportamenti che nella relazione non funzionano nel modo migliore) che possono rendere difficile il processo di apprendimento (Sasso, 1997). È necessario focalizzare l’attenzione non esclusivamente sull’alunno ma sulla rete di rapporti e relazioni in cui egli vive, sulle modalità di comunicazione e relazione con le altre figure adulte, come i genitori che possono mettere in atto soluzioni a problemi che, invece di risolvere, contribuiscono involontariamente a mantenere. Da ciò nasce la definizione di “Mal di Scuola”, la quale si riferisce a tutte quelle situazioni di difficoltà e di disagio che gli alunni manifestano proprio a scuola, non di certo ad ipotetici effetti deleteri prodotti dall’istituzione scolastica. Occuparsi del “Mal di Scuola” significa, quindi, procedere alla disamina delle possibili conseguenze  che il disagio scolastico può apportare alla sfera emotivo- affettiva, relazionale e metacognitiva dell’alunno, con sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale e/o respiratorio, del sonno, della pelle e disturbi somatopsichici che possiamo correlare al senso di apatia, all’iperattività e ai disturbi dell’apprendimento. Molte volte i bambini che vivono un disagio non lo dicono apertamente, ma lo esprimono attraverso l'alterazione delle loro funzioni corporee, come il blocco dell’evacuazione delle feci, il mal di testa, gli incubi notturni. Di solito non c’è un solo sintomo isolato, ma spesso sono presenti più episodi insieme. Il corpo si ammala perché la mente soffre. La psicosomatica è proprio quella branca della medicina che si occupa di disturbi organici che, non rilevando alla base una lesione anatomica o un difetto funzionale, sono ricondotti a un’origine psicologica (J.C. Heinroth, 1818).  Attraverso il QMMS (Questionario Multifattoriale sul Mal di Scuola), ideato da S. Sasso et Al (2006) si è voluto indagare sui fattori principali che conducono gli alunni a situazioni di malessere e difficoltà di apprendimento. Nel prossimo post verranno descritte le sette dimensioni studiate per comporre il Questionario.

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