È importante identificare
precocemente le possibili difficoltà di apprendimento e riconoscere i segnali
di rischio già nella scuola dell’infanzia. Il bambino che confonde suoni, non
completa le frasi, utilizza parole non adeguate al contesto o le sostituisce,
omette suoni o parti di parole, sostituisce suoni, lettere ( p/b …) e ha un’espressione
linguistica inadeguata, va supportato con attività personalizzate all’interno
del gruppo.
Il bambino che mostra, a cinque
anni, queste difficoltà, può:
essere goffo, avere poca abilità nella manualità fine, non
riconoscere la destra e la sinistra o avere difficoltà in compiti di memoria a breve
termine, non imparare filastrocche, a non giocare con le parole.
Questi bambini vanno
riconosciuti e supportati adeguatamente. Solo in una scuola vissuta come
contesto di relazione, di apprendimento si può stabilire un rapporto positivo
tra bambino ed adulto che ascolta, accoglie, sostiene e propone. In una scuola
dove la collaborazione, la sinergia, la condivisione degli stili educativi tra
le insegnanti, tra queste e la famiglia ed a volte con i servizi territoriali
funzionano, è più facile andare incontro al bisogno educativo del bambino.
In una scuola che vive
nell’ottica dell’inclusione, il lavoro in sezione si svolge in un clima sereno,
caldo ed accogliente, con modalità differenziate. Si dovrà privilegiare l’uso
di metodologie di carattere operativo su quelle di carattere trasmissivo, dare
importanza all’attività psicomotoria, stimolare l’espressione attraverso tutti
i linguaggi e favorire una vita di relazione caratterizzata da ritualità e
convivialità serena. Importante risulterà la narrazione, l’invenzione di
storie, il loro completamento, la loro ricostruzione, senza dimenticare la
memorizzazione di filastrocche, poesie e conte, nonché i giochi di
manipolazione dei suoni all’interno delle parole.
Un’accurata attenzione ai
processi di apprendimento dei bambini permette di individuare precocemente
eventuali situazioni di difficoltà. E' pertanto fondamentale l’osservazione sistematica
portata avanti con professionalità dai docenti, che in questo grado scolastico
devono tenere monitorate le abilità relative alle capacità percettive, motorie,
linguistiche, attentive e mnemoniche.
Durante la scuola dell’infanzia
è possibile individuare la presenza di situazioni problematiche che possono
estrinsecarsi come difficoltà di organizzazione e integrazione
spazio-temporale, difficoltà di memorizzazione, lacune percettive, difficoltà
di linguaggio verbale.
Un alunno con DSA potrà essere diagnosticato
solo dopo l'ingresso nella scuola primaria, quando le difficoltà eventuali
interferiscono in modo significativo con gli obiettivi scolastici o con le
attività della vita quotidiana che richiedono capacità formalizzate di lettura,
di scrittura e di calcolo. Tuttavia, durante la scuola dell'infanzia,
l'insegnante potrà osservare l'emergere di difficoltà più globali, ascrivibili
ai quadri di DSA, quali difficoltà grafo-motorie, difficoltà di orientamento e integrazione
spazio-temporale, difficoltà di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica
generale, dominanza laterale non adeguatamente acquisita, difficoltà nella discriminazione
e memorizzazione visiva sequenziale, difficoltà di orientamento nel tempo
scuola, difficoltà nell’esecuzione autonoma delle attività della giornata,
difficoltà ad orientarsi nel tempo prossimale (ieri, oggi, domani). L'insegnante
potrà poi evidenziare caratteristiche che accompagnano gli alunni in attività
specifiche, come quelle di pregrafismo, dove è possibile notare lentezza nella
scrittura, pressione debole o eccessiva esercitata sul foglio, discontinuità
nel gesto, ritoccatura del segno già tracciato, direzione del gesto grafico,
occupazione dello spazio nel foglio.
Attraverso gli esercizi di
grafica, si lavora sulla motricità fine, sulla funzionalità della mano e, contemporaneamente,
sull’organizzazione mentale, ovvero sul nesso tra l’assunzione immaginativa di
un dato ed il suo tradursi in azione. Il bambino non “copia” le forme, ma le
elabora interiormente.
Nel disegnare una forma sul
foglio, egli fa riferimento ad un tracciato immaginativo interno frutto di una
rappresentazione mentale: la forma grafica, che poi diverrà segno grafico della
scrittura, viene costruita mediante una pluralità ed una complessità di atti
che portano alla raffigurazione di una immagine mentale. Le esercitazioni su
schede prestampate dove compaiono lettere da ricalcare o da completare non
giovano all’assunzione di tale compito. La forma grafica deve essere ben percepita
e ricreata con la fantasia immaginativa del bambino, meglio se sperimentata
attraverso il corpo (per es. fatta tracciare sul pavimento camminando o in aria
con le mani; oppure si può tracciare un segno grafico sulla lavagna con la
spugna bagnata: una volta asciugata e dissolta, chiedere di disegnare quel
segno sul foglio).
Parimenti, la corretta
assunzione dello schema motorio determina la coordinazione dei movimenti e
l’organizzazione dell’azione sul piano fisico.
Nell’ultimo anno della scuola
dell’infanzia, inoltre, la graduale conquista di abilità di simbolizzazione
sempre più complesse può consentire ai docenti di proporre attività didattiche
quali esercizi in forma ludica mirati allo sviluppo di competenze necessarie ad
un successivo approccio alla lingua scritta.
Il linguaggio è il miglior
predittore delle difficoltà di lettura, per questo è bene proporre ai bambini
esercizi linguistici - ovvero “operazioni meta fonologiche” - sotto forma di
giochi.
Le operazioni metafonologiche richieste
per scandire e manipolare le parole a livello sillabico sono accessibili a
bambini che non hanno ancora avuto un’istruzione formale ed esplicita del
codice scritto.
L’operazione metafonologica a
livello sillabico (scandire per esempio la parola cane in ca-ne) consente
una fruibilità del linguaggio immediata, in quanto la sillaba ha un legame
naturale con la produzione verbale essendo coincidente con la realtà dei
singoli atti articolatori (le due sillabe della parola ca-ne corrispondono
ad altrettanti atti articolatori nell'espressione verbale ed è quindi molto
facilmente identificabile).
Queste attività dovrebbero
essere proposte all’interno di un clima sereno, tenendo conto di tempi di
attenzione rapportati all'età dei bambini e senza togliere spazio alle attività
precipuamente ludiche e di esplorazione. Solamente in questo modo diventa
possibile garantire la piena partecipazione di tutti i bambini, nel rispetto
dei tempi e delle modalità interattive di ciascuno. Al tempo stesso i docenti
devono intraprendere insieme agli alunni un percorso di insegnamento apprendimento
all’interno del quale l’osservazione sistematica offra costantemente la
possibilità di conoscere, in ogni momento, la situazione socio-affettiva e
cognitiva di ciascun alunno.
La graduale conquista delle
capacità motorie, percettive, linguistiche, mnemoniche e attentive procede
parallelamente al processo di concettualizzazione della lingua scritta che non costituisce
un obiettivo della scuola dell'infanzia, ma che nella scuola dell'infanzia deve
trovare i necessari prerequisiti. Infatti, la percezione visiva e uditiva,
l’orientamento e l’integrazione spazio-temporale, la coordinazione
oculo-manuale rappresentano competenze che si intrecciano innanzitutto con una
buona disponibilità ad apprendere e con il clima culturale che si respira nella
scuola. Solo successivamente si potrà affrontare l'insegnamento-apprendimento
della letto scrittura come sistema simbolico rilevante.
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