Premessa
Il
seguente articolo presenta una sintesi dei risultati preliminari, riguardanti
lo studio introduttivo sulla somatizzazione della depressione in età evolutiva
-“Il mal di scuola”-, ricavati nel Maggio 2006 dai dati relativi agli studenti
delle classi III, IV e V della Scuola Primaria e I, II e III della Scuola
Secondaria dell'Istituto Comprensivo di Scafa (Pe), di cui si ringrazia per la
gentile collaborazione il Dirigente Scolastico Prof.ssa R. Di Michele, tutti i
docenti e la Dott.ssa S.
Di Tommaso, Psicologa che vi lavorava per un progetto distinto.
Si
sottolinea inoltre che, nella fase della scelta degli strumenti di rilevazione
dei dati, ci si è avvalsi dei “consigli” del Dott. Fausto Agresta, Psicologo
Psicoterapeuta e, oltretutto, Direttore Responsabile della Rivista che ci
ospita.
Introduzione
Alla luce del paradigma psicosomatico adottato, si è
focalizzata l'attenzione sull'importanza che rivestono gli stress psicologici
specifici ed aspecifici nel favorire condizioni predisponenti all'insorgenza di
patologie psichiatriche, come disturbi
d'ansia e depressione, che su bambini e preadolescenti agiscono in
maniera differente rispetto agli adulti.
Se
indistintamente si può parlare di carenza dell'attività psichica, ovvero di
mancata elaborazione simbolica a livello mentale e di conseguente automatica
deviazione a livello somatico, e non più quindi di espressione somatica di un
conflitto psichico (Freud 1914), per manifestazione psicosomatica della
depressione in età evolutiva s'intende, oltre a mal di testa, disturbi del
sonno, irritabilità e sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale (nausea,
vomito e diarrea), anche correlati quali apatia, disturbi dell'apprendimento,
iperattività, forme di somatizzazione e fobie tipiche dell’infanzia (in primis
la fobia della scuola).
Queste
ultime per di più accomunate da uno stato d'ansia indifferenziato generato da
un disagio emotivo-affettivo: in particolare, a scuola il bambino/ragazzo può
esperire vissuti di inadeguatezza, finanche di impotenza, cui l'ansia da
separazione (Jhonson 1941) o da prestazione (Waldfogel 1957) associata, che si
manifesta a livello somatico, è generalmente attribuibile al vissuto di colpa
che il bambino vivrebbe per il timore di non riuscire a compiacere i propri
genitori, sul piano del rendimento scolastico e talvolta anche su quello
affettivo.
Obiettivi
Il
lavoro di ricerca effettuato è volto a comprendere se e attraverso quali
modalità si manifesti la somatizzazione della depressione in ambito scolastico.
Guardando
pur sempre ai disturbi psicosomatici come ad atti di difesa contro eventi
percepiti come poco tollerabili, condizioni di stress prolungato ed ulteriori
agenti patogeni contribuenti alla rottura del proprio equilibrio omeostatico, si
è inteso sì lavorare sugli stati depressivi di infanzia e preadolescenza, ma
considerando la depressione infantile come risposta che può variare di qualità
ed intensità, quindi non necessariamente patologica tout court, che però assume un ruolo ben preciso soltanto
all’interno della popolazione psichiatrica con diagnosi di depressione
nevrotica o psicotica.
Dunque,
si è indagata la depressione infantile attraverso caratteristiche quali: innanzitutto
problemi psicosomatici -mal di testa, dolori addominali, insonnia o altri
disturbi del sonno-; e a seguire, risposte affettive -senso di tristezza e
infelicità, voglia di piangere-; cattiva stima di sé -senso di inadeguatezza,
bassa autostima, senso di indegnità, infelicità, sfiducia, non sentirsi degno
di amore; diminuzione dell'efficienza mentale e del controllo -astenia, introversione,
mancanza di energia, scontentezza, poca capacità di gioire, incapacità di
accettare aiuto e conforto, ritardo motorio-; preoccupazione o per le malattie
proprie o di altri, pensieri suicidi, senso di perdita reale o immaginario; e difficoltà
nell'espressione della propria aggressività -irritabilità, scoppi d'ira-.
Si
ribadisce, infine, la natura introduttiva dello studio in quanto, considerando
che l’intera sintomatologia depressiva include altresì il palesarsi di
problematiche inerenti alla fobia della scuola e ai disturbi
dell’apprendimento, finora ha esaminato solo il primo aspetto, lasciando ad un
consecutivo progetto di ricerca (già in corso d’opera) l’espletamento del
secondo.
Metodologia:
strumenti e procedura
È
stata utilizzata la forma B del test autosomministrabile Children Depression
Scale -C.D.S.- di Mashe Lang e Miriam Tisher, nella versione italiana di
Simonetta Gori-Savellini e Francesca Morino Abele.
Tra
le informazioni ritenute utili da esporre in questa sede, si fa presente che le
dimensioni considerate, relative agli item della scala depressiva, delineano
due fattori: il primo, relativo al senso di inadeguatezza provato dal bambino, il
secondo, concernente il senso di colpa.
Inoltre che gli item
inerenti al I fattore indagano sottodimensioni quali: bassa stima di Sé,
incapacità di comunicare, visione pessimistica della realtà, autopunizione,
solitudine, disagio sociale, non accettazione di Sé e identità disturbata; e quelli
del II fattore le sottodimensioni: paura di non gratificare i genitori, punizioni
esagerate da parte dei genitori, visione pessimistica delle proprie azioni,
incapacità di dare amore e desiderio di essere punito.
Il campione cui è stato
somministrato il questionario, si presenta di
numerosità pari a n. 125 soggetti, di età compresa fra gli 8 e i 14 anni e,
nello specifico, ripartito in: 35 soggetti appartenti alla classe III, 20
soggetti alla classe IV e 29 soggetti alla classe V del Ciclo Primario; 13
soggetti appartenti alla classe I, 14 soggetti alla classe II e 14 alla classe
III del Ciclo Secondario.
Discussione dei dati e conclusioni
Dai risultati
ottenuti al I fattore è emerso che il 24% del campione ha ottenuto un punteggio
basso (compreso tra 24 e 42), il 57,6% un punteggio medio (compreso tra 43 e
79) e il 7,2% un punteggio elevato
(compreso tra 92 e 120).
Similmente per il II
fattore: il 36% ha ottenuto un punteggio basso (compreso tra 13 e 28), il 61,6%
un punteggio medio (compreso tra 29 e 52) e il
7,2% un punteggio elevato (compreso tra 53 e 65).
In definitiva, i
disturbi psicosomatici interessano il 7,2% del campione preso in esame, per il
quale si evince, pertanto, un’interessante tendenza alla somatizzazione della
depressione.
Si sottolinea che in
tutte le classi c’è un soggetto con un elevato punteggio al I fattore, eccetto
che per la II classe della Scuola Secondaria in cui 4 soggetti presentano tale
caratteristica; idem dicasi in riferimento al II fattore, all’infuori della
classe V della Scuola Primaria dove ne sono presenti 3 e nella classe I della Scuola
Secondaria, dove ce ne sono 2.
Si fa inoltre notare
come il 77,8% (7 soggetti) del gruppo con un elevato punteggio al I fattore sia
di sesso femminile, mentre solo il 22,2% (2 soggetti) è di sesso maschile;
invece il 66,7% (6 soggetti) che ha ottenuto un punteggio elevato al II fattore
è di sesso maschile, quando il 33,3% (3 soggetti) è di sesso femminile.
L’analisi dei dati
ha rivelato una bassa stima di Sé e un senso di inutilità associati
all’incapacità di comunicare questo senso di inadeguatezza: ciò suggerisce
l’insinuarsi di un’eccessiva dipendenza dei ragazzi dall’approvazione altrui (in
particolare da quella genitoriale) e un senso di impotenza percepito nei
confronti della realtà.
Nel complesso i
soggetti hanno ottenuto bassi punteggi alla scala sulla visione pessimistica
della realtà, sulle autopunizioni e sulla non accettazione di Sé; ugualmente tutti
bassi punteggi alla scala del disagio sociale, escluso l’item relativo alla scuola intesa come luogo di valutazione
delle proprie capacità, mentre per gli altri item riguardanti pur sempre l’ambiente
scolastico è stato rilevato ancora un basso grado di disagio sociale.
Piuttosto, un
risultato controverso si ha riguardo la percezione della propria identità come
disturbata, ma probabilmente questo risultato rispecchia i cambiamenti legati
alla preadolescenza stessa.
Il campione, infine,
ha riportato punteggi rilevanti agli item concernenti la paura di non
gratificare i genitori, il pessimismo riguardo le proprie azioni e il desiderio
di punizione: risultati interpretabili alla luce del fatto che sia i bambini
che i preadolescenti tendono ad avere
una visione idealizzata dei genitori e spesso non si sentono all’altezza delle
loro aspettative, di qui il pessimismo derivante dall’analisi delle proprie
capacità e la sensazione-desiderio di meritare una punizione.
Infatti, i soggetti
hanno risposto in modo affermativo all’item n. 42 sul desiderare una punizione,
e negativamente agli item sulle autopunizioni e le punizioni inflitte dai
genitori; sarebbe lecito ipotizzare che il senso di inadeguatezza e di colpa
rispetto alle figure parentali caratterizzi ancora una volta la vita interiore
del fanciullo, in quanto probabile proiezione delle credenze personali circa le
aspettative dei propri genitori.
Ricapitolando, il
campione rivela che il senso di inadeguatezza è prevalente nei soggetti del Ciclo
Secondario, in particolare in quelli della classe II e che il II fattore,
relativo al senso di colpa prevale nei soggetti della classe V del Ciclo Primario
e nella classe I del Ciclo Secondario, investe insomma la fascia di transizione
fra un Ciclo e l’altro.
Che una
manifestazione psicosomatica interessi maggiormente i soggetti tra i 10 e i 13
anni, e quindi soggetti ad uno stadio di pensiero operatorio concreto o al
limite tra il concreto e il formale, non fa altro che avvalorare l’ipotesi di
partenza sull’incapacità di esprimere verbalmente le emozioni come fattore
predisponente ai disturbi psicosomatici (Marty, 1971).
Altra variabile di
rilievo sono gli stimoli psicosociali, cioè derivanti dalle interazioni sociali
e dalle relazioni interpersonali che tipicamente accompagnano lo sviluppo
dell’individuo, i quali contribuiscono a produrre delle alterazioni emozionali
tali da divenire precursori di malattia, che conducono il soggetto vicino al
punto critico di rottura dell’equilibrio psicosomatico (Levi, 1972).
Concetto
maggiormente valido se inserito nell’ottica sistemico-relazionale: il soggetto
con un disturbo o una tendenza ad una manifestazione psicosomatica può essere
considerato l’autentica “valvola di sfogo”, il portatore del sintomo generato dall’equilibrio
disfunzionale instauratosi all’interno del nucleo familiare.
Ne consegue si
proponga la psicosomatica, come approccio ai disturbi psicosomatici in età
evolutiva, nei suoi diversi livelli: counseling scolastico integrato,
narrazioni, tecniche comportamentali (dalla desensibilizzazione sistematica, al
biofeedback, al training autogeno), fino all’analisi dei sogni in senso
psicoterapeutico e/o psicoanalitico, all’avvenuto recupero della
mentalizzazione (Agresta 2002).
Bibliografia
- Agresta, F., L’unità mente-corpo in psicoterapia
psicoanalitica. Due casi clinici (parte I), Nuove Prospettive in Psicologia,
Fasc. n. 27, numero 1, maggio 2002; pag. 47.
- Sasso S., Sborlini
I., (2006), La psicosomatica in età
evolutiva -dispense del Corso
integrato di Psicologia Clinica-, Università degli Studi “G. D’Annunzio”,
Chieti.
- Trombini, G.,
Baldoni, F., (2001) Disturbi
Psicosomatici, Il Mulino, Bologna.
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