domenica 23 agosto 2015

“Il mal di scuola”: Indagine sulla somatizzazione della depressione in età evolutiva (in coll. con I. Sborlini e P. Cerratti)

L'articolo è stato pubblicato su “Nuove Prospettive in Psicologia, anno XXI, n. 1, maggio 2006, 87-90”.





Premessa
Il seguente articolo presenta una sintesi dei risultati preliminari, riguardanti lo studio introduttivo sulla somatizzazione della depressione in età evolutiva -“Il mal di scuola”-, ricavati nel Maggio 2006 dai dati relativi agli studenti delle classi III, IV e V della Scuola Primaria e I, II e III della Scuola Secondaria dell'Istituto Comprensivo di Scafa (Pe), di cui si ringrazia per la gentile collaborazione il Dirigente Scolastico Prof.ssa R. Di Michele, tutti i docenti e la Dott.ssa S. Di Tommaso, Psicologa che vi lavorava per un progetto distinto.
Si sottolinea inoltre che, nella fase della scelta degli strumenti di rilevazione dei dati, ci si è avvalsi dei “consigli” del Dott. Fausto Agresta, Psicologo Psicoterapeuta e, oltretutto, Direttore Responsabile della Rivista che ci ospita.
Introduzione
Alla luce del paradigma psicosomatico adottato, si è focalizzata l'attenzione sull'importanza che rivestono gli stress psicologici specifici ed aspecifici nel favorire condizioni predisponenti all'insorgenza di patologie psichiatriche, come disturbi  d'ansia e depressione, che su bambini e preadolescenti agiscono in maniera differente rispetto agli adulti.
Se indistintamente si può parlare di carenza dell'attività psichica, ovvero di mancata elaborazione simbolica a livello mentale e di conseguente automatica deviazione a livello somatico, e non più quindi di espressione somatica di un conflitto psichico (Freud 1914), per manifestazione psicosomatica della depressione in età evolutiva s'intende, oltre a mal di testa, disturbi del sonno, irritabilità e sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale (nausea, vomito e diarrea), anche correlati quali apatia, disturbi dell'apprendimento, iperattività, forme di somatizzazione e fobie tipiche dell’infanzia (in primis la fobia della scuola).
Queste ultime per di più accomunate da uno stato d'ansia indifferenziato generato da un disagio emotivo-affettivo: in particolare, a scuola il bambino/ragazzo può esperire vissuti di inadeguatezza, finanche di impotenza, cui l'ansia da separazione (Jhonson 1941) o da prestazione (Waldfogel 1957) associata, che si manifesta a livello somatico, è generalmente attribuibile al vissuto di colpa che il bambino vivrebbe per il timore di non riuscire a compiacere i propri genitori, sul piano del rendimento scolastico e talvolta anche su quello affettivo. 
Obiettivi
Il lavoro di ricerca effettuato è volto a comprendere se e attraverso quali modalità si manifesti la somatizzazione della depressione in ambito scolastico.
Guardando pur sempre ai disturbi psicosomatici come ad atti di difesa contro eventi percepiti come poco tollerabili, condizioni di stress prolungato ed ulteriori agenti patogeni contribuenti alla rottura del proprio equilibrio omeostatico, si è inteso sì lavorare sugli stati depressivi di infanzia e preadolescenza, ma considerando la depressione infantile come risposta che può variare di qualità ed intensità, quindi non necessariamente patologica tout court, che però assume un ruolo ben preciso soltanto all’interno della popolazione psichiatrica con diagnosi di depressione nevrotica o psicotica.
Dunque, si è indagata la depressione infantile attraverso caratteristiche quali: innanzitutto problemi psicosomatici -mal di testa, dolori addominali, insonnia o altri disturbi del sonno-; e a seguire, risposte affettive -senso di tristezza e infelicità, voglia di piangere-; cattiva stima di sé -senso di inadeguatezza, bassa autostima, senso di indegnità, infelicità, sfiducia, non sentirsi degno di amore; diminuzione dell'efficienza mentale e del controllo -astenia, introversione, mancanza di energia, scontentezza, poca capacità di gioire, incapacità di accettare aiuto e conforto, ritardo motorio-; preoccupazione o per le malattie proprie o di altri, pensieri suicidi, senso di perdita reale o immaginario; e difficoltà nell'espressione della propria aggressività -irritabilità, scoppi d'ira-.
Si ribadisce, infine, la natura introduttiva dello studio in quanto, considerando che l’intera sintomatologia depressiva include altresì il palesarsi di problematiche inerenti alla fobia della scuola e ai disturbi dell’apprendimento, finora ha esaminato solo il primo aspetto, lasciando ad un consecutivo progetto di ricerca (già in corso d’opera) l’espletamento del secondo.
Metodologia: strumenti e procedura
È stata utilizzata la forma B del test autosomministrabile Children Depression Scale -C.D.S.- di Mashe Lang e Miriam Tisher, nella versione italiana di Simonetta Gori-Savellini e Francesca Morino Abele.
Tra le informazioni ritenute utili da esporre in questa sede, si fa presente che le dimensioni considerate, relative agli item della scala depressiva, delineano due fattori: il primo, relativo al senso di inadeguatezza provato dal bambino, il secondo, concernente il senso di colpa.
Inoltre che gli item inerenti al I fattore indagano sottodimensioni quali: bassa stima di Sé, incapacità di comunicare, visione pessimistica della realtà, autopunizione, solitudine, disagio sociale, non accettazione di Sé e identità disturbata; e quelli del II fattore le sottodimensioni: paura di non gratificare i genitori, punizioni esagerate da parte dei genitori, visione pessimistica delle proprie azioni, incapacità di dare amore e desiderio di essere punito.
Il campione cui è stato somministrato il questionario, si presenta di numerosità pari a n. 125 soggetti, di età compresa fra gli 8 e i 14 anni e, nello specifico, ripartito in: 35 soggetti appartenti alla classe III, 20 soggetti alla classe IV e 29 soggetti alla classe V del Ciclo Primario; 13 soggetti appartenti alla classe I, 14 soggetti alla classe II e 14 alla classe III del Ciclo Secondario.
Discussione dei dati e conclusioni
Dai risultati ottenuti al I fattore è emerso che il 24% del campione ha ottenuto un punteggio basso (compreso tra 24 e 42), il 57,6% un punteggio medio (compreso tra 43 e 79) e il 7,2% un punteggio elevato (compreso tra 92 e 120).
Similmente per il II fattore: il 36% ha ottenuto un punteggio basso (compreso tra 13 e 28), il 61,6% un punteggio medio (compreso tra 29 e 52) e il 7,2% un punteggio elevato (compreso tra 53 e 65).
In definitiva, i disturbi psicosomatici interessano il 7,2% del campione preso in esame, per il quale si evince, pertanto, un’interessante tendenza alla somatizzazione della depressione.
Si sottolinea che in tutte le classi c’è un soggetto con un elevato punteggio al I fattore, eccetto che per la II classe della Scuola Secondaria in cui 4 soggetti presentano tale caratteristica; idem dicasi in riferimento al II fattore, all’infuori della classe V della Scuola Primaria dove ne sono presenti 3 e nella classe I della Scuola Secondaria, dove ce ne sono 2.
Si fa inoltre notare come il 77,8% (7 soggetti) del gruppo con un elevato punteggio al I fattore sia di sesso femminile, mentre solo il 22,2% (2 soggetti) è di sesso maschile; invece il 66,7% (6 soggetti) che ha ottenuto un punteggio elevato al II fattore è di sesso maschile, quando il 33,3% (3 soggetti) è di sesso femminile.
L’analisi dei dati ha rivelato una bassa stima di Sé e un senso di inutilità associati all’incapacità di comunicare questo senso di inadeguatezza: ciò suggerisce l’insinuarsi di un’eccessiva dipendenza dei ragazzi dall’approvazione altrui (in particolare da quella genitoriale) e un senso di impotenza percepito nei confronti della realtà.
Nel complesso i soggetti hanno ottenuto bassi punteggi alla scala sulla visione pessimistica della realtà, sulle autopunizioni e sulla non accettazione di Sé; ugualmente tutti bassi punteggi alla scala del disagio sociale, escluso l’item  relativo alla scuola intesa come luogo di valutazione delle proprie capacità, mentre per gli altri item riguardanti pur sempre l’ambiente scolastico è stato rilevato ancora un basso grado di disagio sociale.
Piuttosto, un risultato controverso si ha riguardo la percezione della propria identità come disturbata, ma probabilmente questo risultato rispecchia i cambiamenti legati alla preadolescenza stessa.
Il campione, infine, ha riportato punteggi rilevanti agli item concernenti la paura di non gratificare i genitori, il pessimismo riguardo le proprie azioni e il desiderio di punizione: risultati interpretabili alla luce del fatto che sia i bambini che  i preadolescenti tendono ad avere una visione idealizzata dei genitori e spesso non si sentono all’altezza delle loro aspettative, di qui il pessimismo derivante dall’analisi delle proprie capacità e la sensazione-desiderio di meritare una punizione.
Infatti, i soggetti hanno risposto in modo affermativo all’item n. 42 sul desiderare una punizione, e negativamente agli item sulle autopunizioni e le punizioni inflitte dai genitori; sarebbe lecito ipotizzare che il senso di inadeguatezza e di colpa rispetto alle figure parentali caratterizzi ancora una volta la vita interiore del fanciullo, in quanto probabile proiezione delle credenze personali circa le aspettative dei propri genitori.
Ricapitolando, il campione rivela che il senso di inadeguatezza è prevalente nei soggetti del Ciclo Secondario, in particolare in quelli della classe II e che il II fattore, relativo al senso di colpa prevale nei soggetti della classe V del Ciclo Primario e nella classe I del Ciclo Secondario, investe insomma la fascia di transizione fra un Ciclo e l’altro.
Che una manifestazione psicosomatica interessi maggiormente i soggetti tra i 10 e i 13 anni, e quindi soggetti ad uno stadio di pensiero operatorio concreto o al limite tra il concreto e il formale, non fa altro che avvalorare l’ipotesi di partenza sull’incapacità di esprimere verbalmente le emozioni come fattore predisponente ai disturbi psicosomatici (Marty, 1971).
Altra variabile di rilievo sono gli stimoli psicosociali, cioè derivanti dalle interazioni sociali e dalle relazioni interpersonali che tipicamente accompagnano lo sviluppo dell’individuo, i quali contribuiscono a produrre delle alterazioni emozionali tali da divenire precursori di malattia, che conducono il soggetto vicino al punto critico di rottura dell’equilibrio psicosomatico (Levi, 1972).
Concetto maggiormente valido se inserito nell’ottica sistemico-relazionale: il soggetto con un disturbo o una tendenza ad una manifestazione psicosomatica può essere considerato l’autentica “valvola di sfogo”, il portatore del sintomo generato dall’equilibrio disfunzionale instauratosi all’interno del nucleo familiare.
Ne consegue si proponga la psicosomatica, come approccio ai disturbi psicosomatici in età evolutiva, nei suoi diversi livelli: counseling scolastico integrato, narrazioni, tecniche comportamentali (dalla desensibilizzazione sistematica, al biofeedback, al training autogeno), fino all’analisi dei sogni in senso psicoterapeutico e/o psicoanalitico, all’avvenuto recupero della mentalizzazione (Agresta 2002).

Bibliografia
  • Agresta, F., L’unità mente-corpo in psicoterapia psicoanalitica. Due casi clinici (parte I), Nuove Prospettive in Psicologia, Fasc. n. 27, numero 1, maggio 2002; pag. 47.
  • Sasso S., Sborlini I., (2006), La psicosomatica in età evolutiva  -dispense del Corso integrato di Psicologia Clinica-, Università degli Studi “G. D’Annunzio”, Chieti.
  • Trombini, G., Baldoni, F., (2001) Disturbi Psicosomatici, Il Mulino, Bologna.
 


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