martedì 4 agosto 2015

La memoria e i processi attivi di elaborazione dell'informazione


  L'argomento che ora prenderemo in considerazione riguarda lo studio dei processi cognitivi e in particolar modo il ruolo assunto dalla memoria, o meglio dai vari tipi di memoria, nell'interpretare gli stimoli che giungono dall'esterno, nel conservarli, nel recuperarli e nel tradurli in una risposta. L'apprendimento di un bambino può essere, pertanto, definito come una sequenza di operazioni mentali che, attraverso un processo di trasformazione, implicano l'esecuzione di un compito cognitivo.

  L'analogia tra l'architettura del cervello, in cui sono interconnessi miliardi di neuroni, quella della mente, che opera sui dati provenienti dalle attività percettive, da quelle motorie e da quelle conoscitive, e quella del computer, con i suoi transistor e microcircuiti, ha indirizzato, nel corso degli ultimi venti anni, l'interesse degli studiosi dell'elaborazione dell'informazione. Questi ricercatori, per verificare l'esistenza di regole nei processi cognitivi, si sono avvalsi del contributo di altre teorie che hanno permesso di allargare gli orizzonti della ricerca sulla conoscenza, ad esempio, simulando con il computer gli stili di apprendimento dell'uomo.

  La struttura per l'elaborazione dell'informazione è composta da tre blocchi: la memoria sensoriale, un magazzino (o memoria) a breve termine e un magazzino (o memoria) a lungo termine. Innanzitutto, affinché abbia luogo l'elaborazione dell'informazione, è necessario che gli organi preposti alla ricezione degli stimoli provenienti dall'esterno, ad esempio la vista e l'udito, siano in grado di accettare, analizzare e comparare le informazioni. La memoria sensoriale può contenere una grande quantità di elementi ma la sua durata temporale è troppo breve; il codice delle informazioni è conforme alla modalità in cui si presenta uno stimolo (memoria ecoica per quelli uditivi, memoria iconica per i visivi). Nonostante l'elevato numero di stimolazioni, quelle che sono più in relazione con l'attività in corso o che se ne discostano, creando una sorta di incongruenza o di ambiguità, attirano l'attenzione di una persona e gli permettono di elaborare quell'informazione trasformandola in una percezione a livello cosciente e facendola così pervenire nella memoria a breve termine.

  Anche la capacità di questo tipo di memoria è alquanto limitata e può durare al massimo qualche secondo, a condizione che l'attenzione sia però mantenuta costante. La natura del codice è principalmente fonemico, ma non si esclude quello visuale e quello semantico. Ad esempio, se dobbiamo tenere a mente un numero telefonico lo ripetiamo finché non lo abbiamo composto sulla tastiera e poi ce ne dimentichiamo; oppure, per non rischiare di far interferire fra di loro delle informazioni di tipo verbale, alcune persone utilizzano delle immagini visuo-spaziali. Non tutti gli psicologi, infatti, considerano il linguaggio come esclusivo nella formazione delle rappresentazioni mentali. I bambini, ad esempio, utilizzerebbero questa strategia, che però andrebbe a decrescere con l'aumento dell'esperienza e dell'età. Dal punto di vista didattico, ciò significa che è più facile ricordare un concetto legato a del materiale concreto piuttosto che a delle immagini mentali.

  Per quanto riguarda la mobilitazione dell'attenzione degli alunni su un compito o su un'attività, un insegnante può utilizzare alcune strategie: chiarire l'obiettivo e definirlo; centrare l'attenzione su un solo elemento, ossia su una domanda, su un avvenimento, su un oggetto; fare in modo che sia mantenuta l'attenzione sull'obiettivo e sull'elemento centrale: scrivere alla lavagna una parola, una frase o un disegno che lo rappresenti; presentare un dato o un avvenimento inatteso giocando sul loro contenuto emozionale; utilizzare movimenti, gesti e voce in maniera non monotona e ripetitiva.

La memoria a breve termine ha anche la funzione di una memoria di lavoro in quanto le informazioni, anche se non hanno l'obiettivo di essere memorizzate, implicano comunque un trattamento per la loro memorizzazione. Ad esempio, per pronunciare una semplice frase si suppone che le parole debbano essere collocate le une vicino alle altre in maniera coerente. Bisogna, quindi, continuare ad avere in memoria, una volta arrivati alla fine della frase, i dati iniziali al fine di poter assumere la totale coerenza a livello semantico e sintattico. Pertanto, questo tipo di memoria è usata continuamente dagli alunni per raccogliere le informazioni e realizzare un compito. Inoltre, essa seleziona le informazioni da convogliare nella memoria a lungo termine (affinché non siano per sempre dimenticate), oppure può associare le informazioni sensoriali con altre richiamate dalla memoria a lungo termine, che, dopo essere state di nuovo codificate, vengono ricollocate al loro posto originario.

  A differenza della memoria a breve termine, quella a lungo termine può trattenere un maggior numero di informazioni e a tempo indeterminato. Il magazzino a lungo termine può essere ulteriormente suddiviso in memoria episodica e memoria semantica: la prima riguardante le esperienze personali e le loro relazioni temporali; la seconda esula da fatti individuali e da azioni specifiche e riguarda i concetti, i principi e le regole che possono essere usati, ad esempio, per risolvere dei problemi o per riorganizzare l'apprendimento, ma che non danno direttamente nessuna istruzione per l'azione. Sono le conoscenze dichiarative, ossia relative a ciò che si conosce (il sapere), di cui fanno parte anche le conoscenze analogiche (le immagini mentali legate a delle configurazioni spaziali). Si oppone alla memoria dichiarativa la memoria procedurale che contiene le conoscenze relative a come fare qualcosa, ossia i piani per l'azione (il saper fare).

  Le conoscenze contenute nella memoria semantica sono raggruppate in concetti, ossia un insieme di caratteristiche comuni ad una classe di oggetti o di idee, e sono rappresentate attraverso una struttura a forma di rete (schema). Tra i vari concetti esiste una gerarchia. Vi sono quelli più generali (ad esempio, la categoria degli animali) e quelli più specifici (ad esempio, la mucca fa parte della classe dei mammiferi). Questa modalità del funzionamento cognitivo consente alle nuove informazioni di integrarsi con quelle già presenti nella memoria a lungo termine, permette la formazione di una rete relazionale multipla che aumenta la possibilità di ritrovare facilmente un'informazione e che consente di utilizzare tutte le informazioni che sono tra loro più vicine.

  Per quanto riguarda la didattica, il docente, per mostrare in maniera chiara i contenuti del suo insegnamento, può presentare le informazioni attraverso una rappresentazione concettuale che può far meglio comprendere, apprendere e memorizzare. Questa procedura, inoltre, favorisce alle nuove informazioni di essere integrate con le conoscenze già possedute, permettendo anche il loro trasferimento in nuovi campi.

Studi sullo sviluppo dei processi di elaborazione dell'informazione e sulle abilità della memoria hanno rilevato che non si deve solo insegnare che cosa ricordare ma anche come ricordare. Ad esempio, le rime, gli acronimi, l'associazione tra parola e immagine permettono di organizzare più facilmente le informazioni da ricordare e da richiamare dalla memoria.

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