L'argomento che ora prenderemo in
considerazione riguarda lo studio dei processi cognitivi e in particolar modo
il ruolo assunto dalla memoria, o meglio dai vari tipi di memoria,
nell'interpretare gli stimoli che giungono dall'esterno, nel conservarli, nel
recuperarli e nel tradurli in una risposta. L'apprendimento di un bambino può
essere, pertanto, definito come una sequenza di operazioni mentali che,
attraverso un processo di trasformazione, implicano l'esecuzione di un compito
cognitivo.
L'analogia tra l'architettura del cervello,
in cui sono interconnessi miliardi di neuroni, quella della mente, che opera
sui dati provenienti dalle attività percettive, da quelle motorie e da quelle
conoscitive, e quella del computer, con i suoi transistor e microcircuiti, ha
indirizzato, nel corso degli ultimi venti anni, l'interesse degli studiosi
dell'elaborazione dell'informazione. Questi ricercatori, per verificare
l'esistenza di regole nei processi cognitivi, si sono avvalsi del contributo di
altre teorie che hanno permesso di allargare gli orizzonti della ricerca sulla
conoscenza, ad esempio, simulando con il computer gli stili di apprendimento dell'uomo.
La struttura per l'elaborazione
dell'informazione è composta da tre blocchi: la memoria sensoriale, un
magazzino (o memoria) a breve termine e un magazzino (o memoria) a lungo
termine. Innanzitutto, affinché abbia luogo l'elaborazione dell'informazione, è
necessario che gli organi preposti alla ricezione degli stimoli provenienti
dall'esterno, ad esempio la vista e l'udito, siano in grado di accettare,
analizzare e comparare le informazioni. La memoria sensoriale può contenere una
grande quantità di elementi ma la sua durata temporale è troppo breve; il
codice delle informazioni è conforme alla modalità in cui si presenta uno
stimolo (memoria ecoica per quelli uditivi, memoria iconica per i visivi).
Nonostante l'elevato numero di stimolazioni, quelle che sono più in relazione
con l'attività in corso o che se ne discostano, creando una sorta di
incongruenza o di ambiguità, attirano l'attenzione di una persona e gli
permettono di elaborare quell'informazione trasformandola in una percezione a
livello cosciente e facendola così pervenire nella memoria a breve termine.
Anche la capacità di questo tipo di memoria è
alquanto limitata e può durare al massimo qualche secondo, a condizione che
l'attenzione sia però mantenuta costante. La natura del codice è principalmente
fonemico, ma non si esclude quello visuale e quello semantico. Ad esempio, se
dobbiamo tenere a mente un numero telefonico lo ripetiamo finché non lo abbiamo
composto sulla tastiera e poi ce ne dimentichiamo; oppure, per non rischiare di
far interferire fra di loro delle informazioni di tipo verbale, alcune persone
utilizzano delle immagini visuo-spaziali. Non tutti gli psicologi, infatti,
considerano il linguaggio come esclusivo nella formazione delle
rappresentazioni mentali. I bambini, ad esempio, utilizzerebbero questa
strategia, che però andrebbe a decrescere con l'aumento dell'esperienza e
dell'età. Dal punto di vista didattico, ciò significa che è più facile
ricordare un concetto legato a del materiale concreto piuttosto che a delle immagini
mentali.
Per quanto riguarda la mobilitazione
dell'attenzione degli alunni su un compito o su un'attività, un insegnante può
utilizzare alcune strategie: chiarire l'obiettivo e definirlo; centrare
l'attenzione su un solo elemento, ossia su una domanda, su un avvenimento, su
un oggetto; fare in modo che sia mantenuta l'attenzione sull'obiettivo e
sull'elemento centrale: scrivere alla lavagna una parola, una frase o un
disegno che lo rappresenti; presentare un dato o un avvenimento inatteso giocando
sul loro contenuto emozionale; utilizzare movimenti, gesti e voce in maniera
non monotona e ripetitiva.
La memoria a
breve termine ha anche la funzione di una memoria di lavoro in quanto le
informazioni, anche se non hanno l'obiettivo di essere memorizzate, implicano
comunque un trattamento per la loro memorizzazione. Ad esempio, per pronunciare
una semplice frase si suppone che le parole debbano essere collocate le une
vicino alle altre in maniera coerente. Bisogna, quindi, continuare ad avere in
memoria, una volta arrivati alla fine della frase, i dati iniziali al fine di
poter assumere la totale coerenza a livello semantico e sintattico. Pertanto,
questo tipo di memoria è usata continuamente dagli alunni per raccogliere le
informazioni e realizzare un compito. Inoltre, essa seleziona le informazioni
da convogliare nella memoria a lungo termine (affinché non siano per sempre
dimenticate), oppure può associare le informazioni sensoriali con altre
richiamate dalla memoria a lungo termine, che, dopo essere state di nuovo
codificate, vengono ricollocate al loro posto originario.
A differenza della memoria a breve termine,
quella a lungo termine può trattenere un maggior numero di informazioni e a
tempo indeterminato. Il magazzino a lungo termine può essere ulteriormente
suddiviso in memoria episodica e memoria semantica: la prima riguardante le
esperienze personali e le loro relazioni temporali; la seconda esula da fatti
individuali e da azioni specifiche e riguarda i concetti, i principi e le
regole che possono essere usati, ad esempio, per risolvere dei problemi o per
riorganizzare l'apprendimento, ma che non danno direttamente nessuna istruzione
per l'azione. Sono le conoscenze dichiarative, ossia relative a ciò che si
conosce (il sapere), di cui fanno parte anche le conoscenze analogiche (le
immagini mentali legate a delle configurazioni spaziali). Si oppone alla
memoria dichiarativa la memoria procedurale che contiene le conoscenze relative
a come fare qualcosa, ossia i piani per l'azione (il saper fare).
Le conoscenze contenute nella memoria
semantica sono raggruppate in concetti, ossia un insieme di caratteristiche
comuni ad una classe di oggetti o di idee, e sono rappresentate attraverso una
struttura a forma di rete (schema). Tra i vari concetti esiste una gerarchia.
Vi sono quelli più generali (ad esempio, la categoria degli animali) e quelli
più specifici (ad esempio, la mucca fa parte della classe dei mammiferi).
Questa modalità del funzionamento cognitivo consente alle nuove informazioni di
integrarsi con quelle già presenti nella memoria a lungo termine, permette la
formazione di una rete relazionale multipla che aumenta la possibilità di
ritrovare facilmente un'informazione e che consente di utilizzare tutte le
informazioni che sono tra loro più vicine.
Per quanto riguarda la didattica, il docente,
per mostrare in maniera chiara i contenuti del suo insegnamento, può presentare
le informazioni attraverso una rappresentazione concettuale che può far meglio
comprendere, apprendere e memorizzare. Questa procedura, inoltre, favorisce
alle nuove informazioni di essere integrate con le conoscenze già possedute,
permettendo anche il loro trasferimento in nuovi campi.
Studi sullo
sviluppo dei processi di elaborazione dell'informazione e sulle abilità della
memoria hanno rilevato che non si deve solo insegnare che cosa ricordare ma
anche come ricordare. Ad esempio, le rime, gli acronimi, l'associazione tra
parola e immagine permettono di organizzare più facilmente le informazioni da
ricordare e da richiamare dalla memoria.
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