Secondo Schwab (1973), le variabili che formano una esperienza didattica sono quattro:
- La prima riguarda il
ruolo dell’insegnante, nel nostro caso il Tutor, che predispone i Progetto
di abilitazione per bambini e ragazzi con Disturbi specifici di
apprendimento. Il Tutor, come utilizza il Mastery learning (Bloom),
coinvolgendo l’alunno nella programmazione;
- L’alunno, in tal
modo, mostra la sua voglia di apprendere;
- Per quanto riguarda
i contenuti, nel nostro caso saranno prevalentemente delle strategie, sarà
cura del nostro Tutor esperto nella conoscenza dei DSA di saper
individuare quelle personalizzate;
- Fondamentale è anche
l’ambiente che influisce sulla relazione educativa e ne condizione il suo
significato: a scuola con tanti compagni, a casa in maniera individuale.
In ogni evento formativo, troveremo oltre alle quattro variabili
fondamentali (Insegnante, alunno, contenuti e ambiente), anche la conoscenza
propriamente detta, le emozioni e i sentimenti che ruotano nell’esperienza
didattica e le azioni didattiche specifiche dirette ad alunni «in carne ed
ossa». Dunque si tratta di strutturare il Piano Didattico Personalizzato.
La teoria di Ausubel ci aiuta per comprendere come esistano due tipi di apprendimento contrapposti.
Per imparare in modo significativo gli alunni devono essere in grado di
collegare ogni nuova informazione a concetti e proposizioni importanti già
posseduti, mentre per apprendere in maniera meccanica una nuova informazione,
questa può essere acquisita attraverso la sola memorizzazione ed essere
inserita nella struttura conoscitiva senza alcuna interazione con quanto in
essa presente.
Esiste, inoltre, una
relazione tra insegnamento e apprendimento, che si sviluppa in maniera strategica
dal molto passivo al fortemente significativo. Nella tabella possiamo osservare
i vari gradi nell’apprendimento
ricettivo, per scoperta guidata, per scoperta autonoma correlati ai vari
compiti. L’obiettivo è l’eliminazione del solo apprendimento meccanico.
Secondo Ausubel (1968), l’apprendimento significativo conduce al cambiamento delle strutture cognitive (strutture di pensiero) dell’alunno.
L’alunno procederà:
1.
Ad un rimodellamento della struttura cognitiva,
sulla base di quanto ha appreso, e rivedendo contemporaneamente le conoscenze
precedenti sulla base di quelle acquisite recentemente;
2.
A personalizzare queste nuove conoscenze, non
tanto utilizzandole in maniere passiva, ma sapendole trasferire creativamente a
nuovi contesti, avvalendosi di metodologie già collaudate, che ricalcano
soluzioni di problemi precede applicandole a nozioni e concetti appresi
recentemente.
Parliamo ora della metaconoscenza
il cui significato riguarda la conoscenza della vera natura della conoscenza e
dell’azione del conoscere: se ne sono occupati Socrate, Platone e Aristotele.
Le mappe concettuali possono aiutare gli studenti a riflettere sulla struttura
della conoscenza e sul processo di produzione della conoscenza o
metaconoscenza. Cosa possono pensare gli alunni con DSA? Le risposte utili ai
Tutor per riflettere sui processi.
«Questa disciplina è troppo
difficile per me», "Per questo argomento è importante visualizzare i
concetti principali«, "Questo testo richiede particolare attenzione perché
alcuni passaggi sono poco chiari«, "Considerati gli impegni pomeridiani mi
organizzo il tempo dello studio in questo modo…«" Questo capitolo lo
studierò dividendolo in…, prevedo queste fasi per raggiungere i seguenti
risultati".
Ora parliamo di Metapprendimento che significa apprendimento di ciò che riguarda la natura dell’apprendimento o l’apprendere ad apprendere. Il primo autore che se ne è occupato è stato Herman Ebbinghaus (1913), fervente studioso della memoria. Gli studi più sistematici sono stati compiuti negli anni ’70. I nostri due autori, Joseph D. Novak e D. Bob Gowin, hanno sviluppato la ricerca sul Metapprendimento quando gli studenti che seguivano hanno compreso che i concetti e i metodi che avevano utilizzato nella ricerca li avevano supportati nella processualità di «imparare come si impara»..
Il monito di Novak e Gowin (1984) mira a sottolineare
come «le migliori strategie di metapprendimento dovrebbero essere accompagnate da metodi che
aiutino a riflettere sulla metaconoscenza.
Infatti il Metapprendimento e la Metaconoscenza sono
due parti distinte ma interconnesse, di quella conoscenza che caratterizza la
comprensione dell’uomo. L’imparare la natura e la struttura della conoscenza
permette agli studenti di comprendere come esse apprendono.
L’abilità di studio si perfeziona
mediante una stretta relazione con le strategie utilizzate per monitorare l’attenzione,
per leggere, per capire, per memorizzare, permettendo di affrontare compiti
identici con modalità differenti, evidenziando così le prestazioni di ogni
singolo alunno e le sue difficoltà.
Vediamo ora quali sono le difficoltà che emergono nello studio correlate a vari disturbi (Claudia Zamperlin, Le difficoltà di studio, 2010). Al di là dell'insegnare strategie valide in generale, sono stati elaborati dei training basati su un approccio metacognitivo che tengano conto delle caratteristiche individuali dello studente, del compito, degli aspetti cognitivi, metacognitivi e emotivi-motivazionali (Moè e De Beni (1995), De Beni e Moè (2000).
In sintesi, «Il nostro obiettivo è quello di educare le persone
affinché imparino ad educare se stesse. Vorremmo aiutarle ad acquistare un
maggior controllo sui processi di costruzione dei significati che danno
importanza alla loro vita. Educare vuol dire concorrere potentemente a dare
libertà, fallire in questo obiettivo significa concorrere all’oppressione.
Ovunque l’educazione avvenga, nella scuola o fuori, pensiamo di poter
contribuire a far sì che le persone abbiano il controllo dei processi della
propria educazione e quindi di quella parte della loro vita che è in continua
trasformazione» (Novak e Gowin, 1989).
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